V° Consiglio plenario
LA NOSTRA PRESENZA PROFETICA NEL MONDO
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III°. LA NOSTRA VITA DI POVERTÀ E MINORITÀ TRA I POVERI
POVERTÀ COME SEGNO PROFETICO
29 La nostra vocazione di cappuccini, secondo la vita e regola di San Francesco, comporta una nostra condizione esistenziale di poveri e, come tale, è in se stessa testimonianza e segno profetico. Per questo rivolgiamoci preferenzialmente ai poveri, bisognosi e sofferenti di ogni condizione, in spirito di condivisione e di compartecipazione, nello stile della minorità propria dell'Ordine. Qui possiamo soltanto sottolineare alcuni aspetti della povertà, rinviando per il resto alle Costituzioni e ai precedenti CPO. Questi aspetti che ci sembrano più attuali nel mondo di oggi, si riferiscono essenzialmente allo stile di vita e all'impegno pastorale61.
A. Esame della situazione odierna
CAUSE DELLA MISERIA
30 Molti oggi non riescono a soddisfare i bisogni primari materiali, culturali, sociali e spirituali. Il fenomeno è il risultato di cause, che sono spesso al di fuori del controllo della volontà umana, ma che sono anche, certamente, frutto dell'egoismo degli individui, delle nazioni, dei blocchi politici, militari ed economici, i quali creano strutture di oppressione e di permanente ingiustizia. In questo contesto "i piccoli", poiché non hanno ne avere, ne sapere, ne potere, sono molto spesso condannati a tacere e ad essere le vittime di una storia decisa dagli altri.
Molte persone mancano di altre necessità vitali, sono insoddisfatte per l'assenza di istruzione, di integrazione sociale e del senso della vita e soffrono per non sentirsi comprese nella loro solitudine, sofferenza e conflitti interiori62.
DIVISIONI NELLA CHIESA
31 Come la società così anche la Chiesa è segnata dalla divisione tra persone, tra chiese ricche e chiese povere. Ci sono problemi che ancora non hanno un adeguato studio e una sufficiente attenzione pastorale; troviamo nella Chiesa anche gruppi, che non hanno ancora evidente possibilità di partecipare e di decidere adeguatamente, ad esempio i laici ed in special modo le donne63.
MENTALITÀ CONSUMISTICA
32 Una mentalità consumistica influenza negativamente la nostra vita e la nostra attività. Disponiamo di mezzi consistenti (costruzioni, risorse, strumenti di lavoro, ecc.). Talvolta i destinatari della nostra presenza non sono preferenzialmente i più poveri, i più bisognosi, i più sofferenti, e siamo al servizio di istituzioni che spesso operano soprattutto in favore delle classi agiate64.
SOLIDARIETÀ CON I POVERI
33 Riscontriamo però anche aspetti positivi nella società, nella Chiesa e nell'Ordine. Nella società, tramite la ricerca scientifica e i mass-media, cresce una più viva coscienza dei problemi e si cercano nuovi mezzi per risolverli, con un'organizzazione solidale, a livello internazionale.
Nella Chiesa è più vivo il senso di comunità, di partecipazione e di servizio. Per questo più forte è la coscienza dello scandalo di una crescente miseria e più concreta la lotta per vincerla, con un impegno talvolta volontario dei laici, per il miglioramento delle strutture e della situazione in genere.
Nell'Ordine una maggiore consapevolezza ha fatto si che alcuni frati abbiano scelto di vivere tra i poveri, i bisognosi e i sofferenti e ha indotto l'Ordine ad accettare nuovi ministeri in aree povere e tra minoranze. Si sta, pertanto, rinvigorendo la tradizione del nostro Ordine circa la sensibilità verso i poveri e i bisognosi. E cresciuto il senso della solidarietà anche con l'interscambio di persone e di beni tra province65.
B. Note caratteristiche della nostra povertà-minorità
PER UNA SOCIETÀ PIÙ GIUSTA
34 Il fatto che molti esseri umani vivano in povertà estrema e in condizioni di ingiusta dipendenza e contro la dignità e i diritti fondamentali della persona umana e dei popoli, e ci obbliga a collaborare per la costruzione di una società giusta e solidale66.
CRISTO SPERANZA DI UNA NUOVA SOCIETÀ
35 Fra gli uomini è cresciuta la convinzione che il mondo è un sistema complesso, nel quale tutto si rapporta a tutto, ma proprio per questo è un sistema aperto. La Scrittura ci insegna che Dio ha creato il mondo per tutti e che ha affidato agli uomini il compito di costruire, quale anticipazione profetica del mondo futuro, una società giusta e fraterna, dove tutti si riconoscano figli dello stesso Padre e servi gli uni degli altri (Gal 5,13).
Nell'incarnazione, scegliendo la via dell'amore, Gesù Cristo si è posto dentro la situazione povera degli uomini, come uno di loro, con una scelta liberatrice, non parziale ma integrale. Riconosciamo in Lui, morto sulla croce, l'uomo povero, che ha amato più di tutti, perdonando, e ha riconciliato l'umanità. Animati dalla sua risurrezione, rafforziamo la nostra speranza nella costruzione di una nuova società67.
CRISTO NOSTRO MODELLO
36 La contemplazione di Gesù Cristo povero e crocifisso, testimone dell'amore del Padre per tutti gli uomini, ha permesso a Francesco di riconoscere, amare e servire il Cristo povero e crocifisso anche negli uomini, sue membra, specialmente in coloro che sono i più poveri e i più sofferenti.
L'amore per Gesù Crocifisso ci impegna a diventare, per mezzo dell'austerità della nostra vita e la condivisione delle nostre risorse materiali e umane, solidali con le sue membra sofferenti, vivendo con loro nella reciprocità di un amore attento e attivo. E qui che si trova per noi il cammino privilegiato che con San Francesco e la nostra tradizione cappuccina ci conduce a trovare Cristo povero e crocifisso, il "Servo sofferente".
Per vocazione siamo chiamati, scegliendo realmente l'ultimo posto, a trovare Gesù Cristo nell'annientamento solidale della sua Incarnazione (Kenosis) e della sua Passione. Questa scelta minoritica ci permetterà di essere vicini a tutti fraternamente e gioiosamente68.
C . Alcune piste operative
BEATITUDINE DELLA POVERTÀ
37 Convinti che la povertà evangelica è un dono di Dio, un valore e una beatitudine, mentre operiamo perché gli uomini abbiano una vita degna dei figli di Dio, presentiamo con la nostra vita in letizia e con la nostra predicazione il valore evangelico della povertà ai ricchi e ai poveri.
Questa povertà esige da noi piena disponibilità verso gli altri delle nostre capacità, del nostro tempo e dei nostri beni69.
CORAGGIOSA REVISIONE DI VITA
38 Alla luce delle Costituzioni (n. 60,6) e del I CPO (nn. 46ss), occorre fare anzitutto una coraggio sa revisione di vita, a livello di singola persona e di fraternità, sull'uso dei nostri beni, sull'austerità e minorita della nostra vita e sull'orientamento preferenziale della nostra attività70.
SEGNI CONCRETI DI POVERTÀ
39 La nostra scelta volontaria di povertà radicale (cfr. Cost. n. 43) esige l'abbandono delle nostre cose non necessarie a favore degli indigenti.
Per un'attuazione concreta, ogni fraternità provinciale o locale, in spirito di condivisione e di solidarietà, stabilisca una percentuale delle entrate da devolversi ai poveri.
La nostra povertà comporta pure la partecipazione di tutti ai servizi e ai lavori della fraternità, anche allo scopo di evitare, in quanto possibile, l'impiego di personale esterno71.
INSERIMENTO TRA I POVERI
40 In attuazione delle Costituzioni (n. 60,6) si favoriscano in modo efficace le fraternità di inserimento tra i poveri e gli emarginati.
Nella formazione iniziale, in coerenza con il nostro stile di vita che deve essere vicino ai poveri e ai bisognosi, si favorisca un tempo di esperienza fra questi. Si faciliti anche una preparazione specifica di alcuni religiosi per il lavoro tra gli stessi72.
Nella nostra attività dobbiamo preferire il servizio a favore delle classi povere, bisognose e popolari. Stimoliamo la partecipazione dei frati e delle fraternità agli organismi di volontariato e favoriamo il lavoro a tempo pieno e gratuito nei gruppi più emarginati. Sosteniamo quei fratelli che lavorano, anche gratuitamente, tra i più lontani da Gesù Cristo73.
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