III° Consiglio plenario
VITA E ATTIVITÀ MISSIONARIA

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«LO SPIRITO DI VERITÀ VI GUIDERÀ» (Gv 16, 13)


Indice del Documento


III - ORIENTAMENTI

PISTE OPERATIVE
32 Quanto è stato detto finora deve trovare valida applicazione nel rinnovamento dei nostri atteggiamenti e delle nostre opere missionarie. Nuova teologia della Missione, nuovi principi informatori e nuove situazioni del mondo e della Chiesa esigono come conseguenza modi diversi e nuovi di vivere l'azione e la cooperazione missionarie.
In questa terza parte vengono indicate alcune piste operative che ci possono aiutare a rispondere meglio alle esigenze attuali della nostra dimensione missionaria. Lo «Spirito di verità» guiderà ciascuno di noi in questo rinnovamento e ci aiuterà ad inserire questi suggerimenti nelle diverse realtà socio-religiose in cui siamo chiamati a vivere. 100
PUNTO DI PARTENZA
33 Riteniamo questo CPO un punto di partenza per una impostazione aggiornata dei nostri compiti missionari, e vorremmo, quindi, invitare tutti i nostri confratelli a una attenta riflessione sulle istanze emerse da questo incontro privilegiato a livello dell'Ordine.
Il presente documento sia oggetto di studio e di approfondimento da parte di tutti e particolarmente da parte dei nostri missionari, in modo che realmente serva per una revisione della loro vita e della loro opera.

1. Revisione dei servizi apostolici

34 Una prima conseguenza pratica sarà il dovere di rivedere, a tutti i livelli, la nostra ottica pastorale e i nostri servizi alla Chiesa e al mondo di oggi in funzione delle esigenze caratteristiche della nostra missionarietà.

2. Programma di sensibilizzazione e formazione

SENSIBILIZZAZIONE
35 Per rispondere adeguatamente e con elementi sempre più validi a questo grande compito apostolico dell'Ordine è necessario programmare un servizio permanente di sensibilizzazione e di formazione missionaria dei nostri frati.
L'idea della missione deve investire la vita, il lavoro e la preghiera delle nostre province. Se una provincia non avesse spirito missionario, sarebbe destinata a languire e a scomparire.
Questo spirito missionario si deve manifestare innanzi tutto nel ritenere gli impegni missionari tra i principali doveri apostolici della provincia. 102
Caduta l'idea delle «nostre missioni» e della «missione-territorio», è importante che tutti cerchino di assimilare ed approfondire le nuove prospettive missionarie nello spirito di comunione e di servizio alle chiese particolari. 103
Con una adeguata analisi della dimensione missionaria della nuova ecclesiologia, si faccia capire a tutti che le vie della missione, oggi, sono psicologicamente più complesse che non per il passato.
Le nuove situazioni personali e apostoliche ci obbligano a concepire il servizio missionario basato sulla qualifica e sulla preparazione. Non si conti tanto quanti missionari ha la provincia, ma piuttosto si pensi chi sono e quale preparazione hanno.
Per un'opera efficace di sensibilizzazione, le province si scambino le persone preparate e che hanno esperienza in questo campo. Attraverso tale interscambio ecclesiale e fraterno di valori e di servizi si rinnoverà più facilmente nel nostro Ordine lo spirito missionario.
FORMAZIONE
36 Per garantire questa dimensione missionaria e indispensabile, a livello di Ordine come di provincia, che si promuovano una formazione e un aggiornamento riguardo ai temi e ai problemi missionari, sia per tutti i nostri frati, come per quei frati che realizzano di fatto, ovunque si trovi no, questo importante aspetto della nostra vocazione apostolica. 104
A questo scopo:
37 Una cura tutta speciale richiede la formazione dei frati missionari: 107
Le occasioni di questa «formazione continua» possono essere molte: * giornate di spiritualità, di convivenza e di studio periodicamente organizzate;
* corsi monografici di specializzazione sul luogo;
* frequenza, durante i periodi delle vacanze, di corsi scelti riguardanti materie teologiche, di spiritualità francescana, di pastorale o di altri temi, sia utili per la formazione personale, sia in funzione diretta del proprio lavoro missionario; 108
* l'anno cosiddetto «sabbatico», dopo un certo periodo di attività missionaria, per un prolungato e sistematico programma di formazione permanente e di rinnovamento spirituale.

3. Alcune opzioni fondamentali

AUTENTICITÀ FRANCESCANA
38 Le nuove prospettive del servizio missionario ci obbligano ad impostare la vita e l'attività francescana apostolica in coerenza con alcune opzioni fondamentali. Ne vorremmo qui sottolineare soltanto tre, particolarmente importanti: autenticità francescana, impiantazione dell'Ordine e scelte pastorali.
IMPIANTAZIONE DELL'ORDINE
39 La dimensione nuova delle chiese particolari e l'analisi della situazione statistica (diminuzione dei missionari esteri; aumento delle vocazioni locali) ci inducono a dare un'attenzione particolare all'impegno per le vocazioni autoctone. 112
Per una sempre più efficace opera di evangelizzazione e di edificazione della chiesa locale, si creino centri di irradiazione della nostra spiritualità e della nostra vita francescana.
Della «implantatio Ordinis» s'interessino tutti i frati, e per la formazione dei candidati si deputino gli uomini più preparati e più sensibili, non esitando per questo particolare compito, dal toglierli dall'opera diretta di evangelizzazione. 113
Nello spirito della nostra disponibilità e della pluriformità non si creino grandi strutture per la implantatio Ordinis ma, attenti ai costumi di vita delle varie nazioni e delle chiese particolari, si realizzino centri di vita francescana. Questo, dove è opportuno e possibile, si faccia in esemplare collaborazione tra province e regioni. Così la nuova realtà cappuccina porterà il segno della comunione di tutto l'Ordine e non quello esclusivo di eventuali divisioni storiche o geografiche. 114
L'Ordine abbia una particolare strategia apostolica e spirituale in modo da collocare la «implantatio Ordinis» nei punti nevralgici della vita e dello spirito del mondo nuovo.
SCELTE PASTORALI
40 Senza pretendere di fare un elenco esauriente delle scelte pastorali più importanti oggi (e la sciando da parte la pluriformità dei contesti e delle situazioni), vorremmo tuttavia porne in rilievo alcune:

4. Prospettive di cooperazione

41 Come conseguenza della nuova impostazione dell'attività evangelizzatrice, anche le nostre prospettive di cooperazione devono essere rinnovate: Non basta che i nostri missionari lavorino molto e con molti sacrifici per gli altri, bisogna che lavorino con gli altri. Perciò nulla facciano o progettino senza o fuori della chiesa locale. L'autentica attività e cooperazione missionaria non è «a senso unico». Anche le giovani chiese hanno un messaggio da offrire alle chiese antiche e alle nostre province, arricchendole con i loro valori religiosi, culturali, sociali, politici, ecc. L'agente principale di questa «missione a rovescio» («reverse mission») è il missionario. 126 Nei rientri periodici in provincia egli troverà un'occasione favorevole per compiere questo eccellente lavoro di cooperazione interecclesiale.

5. Organismi di animazione

42 I segretariati «per le Missioni» devono essere, anzitutto, centri di animazione missionaria e interecclesiale. 127
Vi siano preposti frati preparati e sensibili, che si dedichino ad un'opera di studio, documentazione, ricerca, animazione.
Questa animazione si svolge sia a livello interno dell'Ordine, sia nelle chiese particolari dove viviamo: gruppi, parrocchie, mass-media, e ogni altro ambiente e organizzazione civile e religiosa.
La nostra opera di animazione sia inserita nella chiesa locale e affidata, in quanto possibile, più che ad una persona, ad un'equipe o ad una fraternità disposta a questo servizio.
Nell'impostare la propaganda missionaria ci si guardi da forme poco rispettose. Non si concorre alla formazione di una coscienza missionaria con certi contenuti per nulla opportuni ed adeguati alla crescita di un popolo e di una chiesa particolare. Le mostre, le giornate di animazione, le pubblicazioni, ecc. mettano in rilievo il messaggio positivo dei valori autoctoni delle genti in mezzo alle quali vivono ed evangelizzano i missionari.
Oltre ai compiti normali, il nostro segretariato generale «per le Missioni» sia pure un centro di ricerca, di animazione e di documentazione 128 al servizio dei superiori generali e di tutto l'Ordine, per una presenza missionaria nel mondo e per una sempre più autentica e profonda sensibilità missionaria fra di noi.
Gli aiuti finanziari che i nostri centri possono destinare alle «missioni» siano distribuiti, in accordo con i superiori, dopo una conveniente programmazione, che tenga conto delle varie necessità.

6. Problemi economici

43 Tutti sono d'accordo che il problema economico non è uno dei più urgenti e preoccupanti. Anzi, in alcuni luoghi e circostanze, la particolare disponibilità di mezzi è stata dannosa: case non consone all'ambiente in cui venivano collocate; opere sproporzionate e rivelatesi inutili e costrette a chiudere, mezzi di comunicazione eccessivi, tecniche non certo in sintonia con l'ambiente, tenore di vita troppo differente da quello delle persone con le quali eravamo chiamati a vivere, ecc.
I nostri missionari, in rapporto alle chiese locali, devono collocarsi amministrativamente al pari con gli altri missionari: avere aiuti e sussidi, convenzioni e temporanei impegni.
L'amministrazione e la programmazione delle iniziative siano concertate in comune e non siano riservate al solo superiore ne tanto meno al singolo religioso. Il nostro voto di povertà e la nostra professione minoritica hanno una validità tutta particolare per ognuno di noi; quindi si disapprova il peculio personale e ogni spesa e opera privatamente decisa e finanziata.
Si plaude a quelle«missioni», in cui ogni anno o più volte all'anno, i missionari si incontrano insieme per prendere di comune accordo le decisioni circa le spese per l'apostolato, i mezzi di comunicazione, gli edifici e la vita quotidiana.
La preoccupazione del missionario non sia quella di fare opere grandiose, ma piuttosto opere modeste e autosufficienti, in modo che, alla sua partenza, esse possano continuare senza particolari difficoltà e senza la necessità di ulteriori finanziamenti.
D'altra parte, nella prospettiva di una autentica promozione, il missionario non dimenticherà le grandi possibilità che ha di svegliare la volontà del popolo per uno «sviluppo comunitario», che sia sostenuto possibilmente anche dai grandi organismi internazionali di cooperazione. 129

7. Adattamenti giuridici

44 Le riflessioni che abbiamo fatto nelle pagine precedenti portano anche ad alcune conclusioni di ordine giuridico, che non possiamo lasciare in disparte, perché sono come l'incarnazione concreta di esse, e di quanto è stato detto nei numeri 32, 34 di questo documento.
Ecco pertanto alcune conclusioni che il CPO presenta, secondo le rispettive competenze, al definitorio generale e al capitolo generale, per una concreta ristrutturazione delle nostre presenze nel l'attività missionaria.
MISSIONE E PROVINCIA
45 Le nostre attuali «Missioni» siano trasformate in viceprovince o province, eventualmente anche mediante la fusione delle viceprovince e missioni vicine, quando ciò sia possibile, a giudizio del definitorio generale, tenuti presenti i nn. 98,3 e 99,1 delle costituzioni. 130
Però si deve avvertire che di fatto devono cambiare la mentalità e la psicologia dei missionari. Esiste, infatti, una entità nuova, che deve cercare più incisivamente la propria identità di chiesa locale, in tutte le sue dimensioni, compresa la «implantatio Ordinis». Tutti i missionari esteri dovrebbero inserirsi nella nuova entità giuridica, come veri membri di essa, sempre con la libertà di ritornare, in futuro, se lo vorranno, nella provincia di origine.
I relativi rapporti, se si tratta di viceprovincia, tra questa e la provincia sono già contemplati nelle costituzioni, poiché in questo caso la nuova viceprovincia dipende sempre dalla provincia.
Dal momento che vi sono più province interessate, nel consiglio della viceprovincia, oltre il gruppo di frati autoctoni, i gruppi dei missionari esteri dovranno essere rappresentati per un necessario coordinamento e per il rapporto con le singole province. Qui si potrebbe studiare una specie di forma regionale, precisando i rapporti con le province mediante opportune convenzioni.
Il consiglio della viceprovincia sia composto di tanti consiglieri quanti sono i gruppi esistenti.
Anche in questo caso, tutti i membri dovrebbero appartenere alla nuova viceprovincia, con la libertà di poter tornare alla provincia di origine, qualora lo desiderassero.
Si faccia ugualmente un contratto per regolare i rapporti tra la viceprovincia e le province collaboranti, sia per il personale, sia per le finanze ed altro.
CUSTODIE
46 Per quelle missioni che non possono essere erette in viceprovince o province, il CPO propone che siano chiamate CUSTODIE. Tuttavia, questo termine non potrà essere introdotto, prima che il capitolo generale si sia pronunziato in merito.
La loro figura giuridica rimane quella delle attuali missioni nelle costituzioni.
LE DELEGAZIONI
47 Le delegazioni che si trovano in una regione dove esistono province o viceprovince, (Custodie), siano integrate in questi organismi esistenti.
Le delegazioni, invece, che si trovano in regioni dove non esistono strutture dell'Ordine, saranno chiamate Custodie.
Il custode avrà quelle facoltà che il ministro generale o il ministro provinciale, secondo la dipendenza, gli concederanno.
I superiori generali vengono esortati per il futuro a non permettere questo tipo di presenze, quando non vi fossero garanzie di condurvi una vera vita fraterna, e non vi fossero prospettive di sviluppo ne per la vita e attività apostolica, ne per la «implantatio Ordinis».
48 Vi sono inoltre, in varie regioni, gruppi di frati, che non sono vere e proprie delegazioni, ma vivono di fatto fuori provincia e dentro altre province o viceprovince, senza dipendere dai superiori di queste. La loro lontananza dai propri superiori e confratelli e la non dipendenza dai superiori del luogo, privano questi nostri fratelli dei molti benefici della vita in fraternità. Ci sembra opportuno che anche queste situazioni siano prese in considerazione dai superiori generali per una soluzione.
PRIORITÀ IMPEGNI MISSIONARI
49 Si dia la priorità agli impegni missionari già esistenti, facendo però un esame critico delle reali situazioni dei medesimi, in modo da non impedire la possibilità di assumere impegni anche in altri luoghi, principalmente per la «implantatio Ordinis». 131


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