III° Consiglio plenario
VITA E ATTIVITÀ MISSIONARIA

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«QUANDO I FRATI VANNO PER IL MONDO»
(Regola non Bollata 14)


Indice del Documento

II - NUOVI CONTESTI

LA STESSA MISSIONE IN UN MONDO NUOVO
16 San Francesco dopo la sua «conversione» prese la decisine di «andare per il mondo» 54. Allo stesso modo volle mandare i suoi frati per il mondo secondo il modello degli Apostoli, in povertà, in piena fiducia in Dio Padre, portando ovunque la pace, non tanto come formula di saluto, ma come esperienza di vita 55.
I frati che oggi vanno per il mondo, nella forma più radicale, cioè fuori della cristianità, «tra i saraceni e gli altri infedeli», non possono nn rendersi conto che l'attività missionaria è molto cambiata. In passato i mezzi classici erano chiese, cappelle, scuole, ospedali, ecc. Oggi si presentano anche nuovi contesti, che richiedono risposte e formule nuove 56.
Se cerchiamo di descrivere alcune di queste situazioni è per delineare concretamente quella che potrebbe essere la risposta del frate minore.
Tali situazioni si verificano in modo tipico, non esclusivo, nei continenti meridionali. le risposte suggerite sono frutto dell'esperienza di molti frati 57.
Se in un prossimo avvenire la grande maggioranza dei cattolici e dell'umanità vivrà nel cosiddetto Terzo Mondo, grande davvero deve essere lo stimolo per un frate minore a portare la dinamica della speranza in quel mondo! 58

1. Nuovo contesto ecclesiale

CHIESE PARTICOLARI
17 Nella diversità dei contesti, che variano da paese a paese e che non possono essere ridotti a un denominatore comune, emerge la nuova dimensione delle chiese particolari o locali.
L'idea è stata elaborata teologicamente in molti testi del concilio e del postconcilio 59. Mentre il Vaticano I aveva posto l'accento sulla Chiesa universale e sulla centralità, il Vaticano II, completando la dottrina del concilio precedente, ha evidenziato la dottrina dell'episcopato e delle chiese particolari: le diocesi, come pure le parrocchie e le piccole comunità. Esse non solo appartengono alla chiesa, ma sono Chiesa di Cristo. 60 Pur con la loro parziale autonomia e le particolarità della loro teologia, liturgia e disciplina, formano tutte insieme in comunione con le altre chiese, sotto il vescovo di Roma, la «katholikè», la quale è il risultato non tanto di una struttura giuridica, quanto piuttosto dell'unità nella Parola di Dio, nell'unico sacrificio e nella carità, che si traduce in un interesse e in un aiuto vicendevoli.
Una conseguenza pratica e giuridica è stata evidenziata nella Istruzione della S.C. per la Evangelizzazione dei Popoli o Propaganda Fide del 24 febbraio 1969. 61 Prima vigeva lo «ius commissionis», secondo il quale determinati territori venivano affidati a determinati istituti missionari, ai quali se ne demandava la completa responsabilità. D'ora in poi non sono più gli istituti missionari, bensì le chiese particolari, le diocesi che hanno la responsabilità di se stesse, anche se naturalmente possono assumere gli istituti al loro servizio sulla base di qualche contratto, come è previ sto nella stessa Istruzione. 62
18 In questa situazione i missionari si trasformano ora da fondatori dinamici di chiese in collaboratori, da uomini dell'iniziativa e delle decisioni autonome in uomini del dialogo, dell'ascolto e, in una certa misura, dell'obbedienza e della disponibilità. In questo retrocedere in seconda fila, in questo distacco, il frate minore si trova nel suo clima congeniale, nella opportunità di vivere maggiormente la sua identità nella disponibilità e minorità. Egli non si presenta ne come superiore ne come inferiore, ma come fratello. Non si impone, ma si offre. Non è più tanto un «inviato» da parte di una Chiesa madre con decisione unilaterale, quanto un «invitato» da parte di una chiesa particolare che ha bisogno e fino a quando ha bisogno. 63
Queste chiese particolari devono ancora crescere e maturare sia come clero che come comunità. Sono, nel loro aspetto umano e fragile, oggetto di Fede e speranza. I frati minori cercano di inserirsi nelle chiese particolari, di pensare e di parlare di esse in modo positivo, 64 di considerare come scopo principale del loro lavoro quello di creare le premesse per una chiesa capace di reggersi da se stessa, di finanziarsi da sola e anche diffondersi, 65 poiché ogni chiesa, secondo il modello della Chiesa universale, deve essere chiesa missionaria. 66
I nostri missionari hanno capito che il senso della loro presenza è di formare dei leaders locali, clero, religiosi, catechisti, laici impegnati per il progresso sociale e politico. Vorremmo incoraggiarli a dedicarsi alla formazione delle comunità cristiane, 67 a sviluppare in esse i diversi ministeri, a dare loro maggiore responsabilità e a rendersi, man mano, superflui; rimanendo presenti in un modo più spirituale, essi assicurano con la loro presenza la comunione con le chiese sorelle e con la Chiesa universale, sotto il Vescovo di Roma.
Con atteggiamento da frati minori staranno al servizio delle chiese locali, evitando di essere un gruppo di pressione all'interno o contro di esse. 68
CAPPUCCINI NEL TERZO MONDO
19 I nostri frati hanno contribuito per la loro parte a fondare le chiese particolari nei tre continenti meridionali. 69 Un aspetto particolare della nostra presenza è questo: mentre dal 1922 al 1972 i cappuccini, in maggioranza esteri, nelle «nostre Missioni» aumentavano da 594 a 1.590 (in media 20 unita all'anno), dal 1972 al 1977, invece, i missionari esteri diminuivano di quasi 30 unita all'anno. 70 Sono stati però sostituiti da frati locali, di modo che il numero totale è rimasto praticamente lo stesso. Questo fenomeno indica chiaramente il trasformarsi del nostro tipo di pre senza.

2. Nuovo contesto socio-economico e politico

NUOVE SITUAZIONI COME SFIDA
20 Il Vaticano II non ha parlato di Chiesa e mondo, l'una accanto all'altro, ma di Chiesa nel mondo e di Chiesa del mondo. «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi, dei poveri soprattutto e di coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo». 71
Negli ultimi anni la situazione della Chiesa in non pochi paesi è cambiata. Molti rapporti inviati dai nostri missionari riferiscono come essi si trovino in difficolta con i governi e come non sappiano se e fino a quando potranno rimanere o se saranno espulsi. È vero che, dopo quanto si è verificato in tempi non tanto lontani in Cina e, prescindendo da casi singoli, finora non si sono avute altre espulsioni; ma basta la semplice insicurezza del futuro per angustiarli psicologicamente.
La Chiesa non può certo indulgere ad un ecclesio-centrismo introverso. Deve in una maniera o nell'altra impegnarsi a vivere in questo mondo di oggi, senza nostalgia del passato e senza praticare un assenteismo irreale. Ogni nuova situazione è una nuova sfida.
Il frate minore accetta le nuove realtà storiche in povertà spirituale, con fede nella Provvidenza e con serenità, ma anche con occhi critici, e reagisce con coraggio profetico, se occorre, perché conserva la libertà dei figli di Dio e non conosce paura. Egli sa che non si tratta semplicemente di salvare i singoli uomini in queste situazioni, bensì di giudicare le stesse situazioni alla luce del Vangelo, di spingere verso quei cambiamenti che favoriscono l'avvento del nuovo mondo di Dio e di viverli personalmente in modo esemplare e creativo. 72
STATI AUTONOMI
21 Negli ultimi decenni i cosiddetti «paesi di missione», una volta in prevalenza colonie, sono diventati stati autonomi. Il missionario estero non gode più dell'autorità e dei privilegi del passato, ma viene messo anche qui in seconda linea.
Il frate minore accetta questa situazione, non sottolinea ne critica le insufficienze dei giovani stati (corruzione, tribalismo, incapacità amministrativa, ecc.), ma si rallegra per l'ascesa di questi popoli verso la dignità e verso la propria identità. Riconosce che la decolonizzazione ha impresso anche una spinta alla Chiesa in favore della promozione del clero autoctono e di una maggiore presa di coscienza e di responsabilità delle comunità cristiane. Egli è testimone - dopo la lotta per l'indipendenza politica - della lotta per l'indipendenza economica, della lotta contro l'ignoranza, le malattie, la povertà, per spezzare il circolo vizioso del sottosviluppo. 73
Il frate minore si sente solidale con i «minori» e partecipa, come animatore instancabile, allo sforzo del popolo e del governo, sia incoraggiando, sia mettendo mano all'opera comune, sapendo che lo sforzo per liberarsi dalla miseria e assicurarsi una vita da uomini, figli di Dio, «non è estraneo alla evangelizzazione». 74
SISTEMA DELLA SICUREZZA NAZIONALE
22 In non pochi paesi dell'America Latina e dell'Estremo Oriente predominano regimi di cosiddetta «sicurezza nazionale», una ideologia secondo la quale i diritti fondamentali della persona vanno subordinati completamente alle esigenze della nazione, o meglio di un gruppo privilegiato, in collegamento con il capitalismo internazionale. Tali stati non vogliono in alcun modo condividere la ricchezza con i poveri. Applicano in tempo di pace la strategia totale del tempo di guerra per «mantenere l'ordine», cioè praticamente, per sopprimere ogni tentativo di insurrezione contro le ingiustizie. Spesso la classe dominante si confessa cristiana e controlla la religione per impedire che essa subisca l'influsso di «idee pericolose» o «sovversive». Tali governi sono uno scandalo per il nome cristiano. Molti vescovi e molte conferenze episcopali hanno condannato questi regimi caratterizzati dall'ingiustizia collettiva e dalla violenza istituzionalizzata. 75
Il frate minore, in tale situazione, predica tutto il Vangelo, il quale ha pure a che fare con la dignità umana e con la giustizia. Non può evitare tutti i rischi. La missione è stata sempre un rischio. 76
Spetta soprattutto alla gerarchia locale e al popolo, non ai missionari esteri, fare, quando è il caso, delle proteste pubbliche. Se poi i missionari esteri credono di dover dire una parola, tale decisione sia sempre presa in fraternità.
C'e un modo francescano di essere presenti nelle lotte socio-politiche, che è fatto di intransigenza e di fraternità, di confronto e di spirito di pace. E tutti hanno bisogno di questa testimonianza. I frati in tali situazioni si assicurino l'obiettività dell'informazione. Abbiano comprensione per coloro che nella disperazione ricorrono alla violenza, non sempre dettata dall'odio, ma spesso anche dall'amore per la giustizia. Tuttavia essi, da francescani, scelgano di avere un'altra funzione, cioè di stare con Cristo nella «Kenosis» della non-violenza e di confidare nella forza dei non violenti. 77 Partecipino attivamente, senza creare equivoci, ai movimenti di pace e alle organizzazioni contro le ingiustizie delle dittature di destra o di sinistra. 78
Le nostre riserve di fronte ai paesi con regime di «sicurezza nazionale» non vogliono ignorare il contributo che essi apportano allo sviluppo economico.
IL CAPITALISMO INTERNAZIONALE
23 Lo stesso discorso vale per il sistema del capitalismo internazionale, che con il vantaggio del mercato libero sollecita la competizione senza limiti e la ricerca insaziabile del profitto. Spesso non rispetta i diritti fondamentali dell'uomo, come il diritto a ricevere dal lavoro quello che è necessario alla vita, diritto a cui la proprietà privata e il libero mercato dovrebbero essere subordinati. 79 Spesso distrugge anche l'equilibrio dell'ecologia naturale 80 e sfrutta l'economia dei paesi poveri che sono cosi condannati a divenire sempre più poveri. 81
Il missionario cappuccino cerca di far prendere coscienza ai poveri e di prepararli a difendere i loro diritti. Per mezzo di un dialogo franco, i frati del Terzo e del Primo Mondo cercheranno di avere influsso sulle decisioni dei governi e delle società multinazionali.
Queste brevi indicazioni ci mostrano che la teologia della redenzione diventa, in molte situazioni concrete, una teologia della liberazione che ha un forte impatto sulle realtà socio-economiche e politiche. 82
Queste prospettive umane e cristiane di liberazione dobbiamo averle presenti di fronte ad ogni specie di discriminazione, come, per esempio, «apartheid», problema delle minoranze, ecc.
REGIMI MARXISTI
24 Gli sconvolgimenti politici degli ultimi tempi hanno posto la Chiesa a confronto anche con regimi marxisti. Più della meta dell'Asia e una grande parte dell'Africa e dell'Europa, per esempio, hanno governi marxisti. Il marxismo si è imposto quasi sempre come reazione a dure condizioni feudali, colonialistiche e capitalistiche, e come movimento di liberazione. Purtroppo non abbiamo ancora visto verificarsi da nessuna parte la rivoluzione perfetta. Al posto delle vecchie ingiustizie ne sono subentrate delle nuove e il popolo è ricaduto sotto una nuova oppressione e in una restrizione inumana della libertà.
Il frate minore sa che il marxismo, in quanto si presenta come materialismo scientifico, nega Dio e cerca di distruggere la Chiesa, la religione e il senso del mistero dell'uomo. 83 Ma egli crede anche fiduciosamente che questa ideologia non prevarrà. Abbiamo già l'esperienza storica che la Chiesa può sopravvivere divenendo più evangelica e liberandosi da tanti condizionamenti tradizionali.
La posizione francescana di fronte al marxismo è quindi quella:
- di ravvivare la fede nella potenza del Vangelo e nella grazia del Cristo risorto;
- di rimanere con il popolo, di condividerne le dure condizioni di vita e di far si che non smarrisca la sua fiducia filiale nel Padre;
- di riconoscere le istanze comuni e di operare per il bene del popolo in tutto quanto non è contro il Vangelo, nella lotta contro il sottosviluppo, e perché tutti abbiano degne condizioni di vita;
- di non essere in qualche modo rappresentanti, contro il marxismo, dell'altro sistema (il capitalismo), ma di andare tra i marxisti e di dialogare con essi, come san Francesco, malgrado i sistemi avversi del suo tempo, è andato dal Sultano, ha parlato con lui, da uomo a uomo, e poi ha mandato i frati «tra» i saraceni, non contro di loro; 84
- di credere finalmente nella bontà fondamentale dell'uomo e di sperare che anche i marxisti siano in grado di imparare dalla storia, cioè dai loro errori, e di sviluppare un'interpretazione più adeguata dell'uomo e del mondo.

3. Nuovo contesto di una società pluralistica - Nuovo contesto culturale

IL PROBLEMA DELLE CULTURE
25 Mentre la tecnica occidentale sta diventando universale, le culture dei diversi popoli sono in un periodo di rinascita dopo secoli di europeismo dominante. È vero che il problema delle culture è messo al secondo posto, a favore del problema della rivoluzione e della liberazione dalla povertà. Tuttavia il primo rimane di grande importanza perché l'uomo, oltre al progresso economico, aspira ad avere un ambiente culturale nel quale trovarsi come a «casa propria».
È uno dei sacrifici del missionario quello di rinunciare, in certa misura, alla propria cultura e ai propri costumi e di inserirsi per quanto è possibile nella lingua e nella cultura del popolo. Egli ne apprezzerà i valori culturali e canterà il Cantico delle Creature di fronte all'amore, al senso comunitario, alla dignità, alla gioia della gente, poiché tutto è creato da Lui e per Lui! Con questa interpretazione teologica sarà più facile «incarnare» il Vangelo nelle culture e fargli assumere forma locale per una nuova storia. 85
LIBERTÀ RELIGIOSA
26 Affermiamo per la Chiesa il diritto alla libertà religiosa e la possibilità di predicare il Vangelo nel mondo intero e per ogni cristiano la libertà di praticare la propria fede senza discriminazione. 86 L'altro aspetto della stessa libertà religiosa e di coscienza, affermato dal documento con ciliare «Dignitatis humanae», è quello che ogni uomo abbia il diritto di seguire la propria coscienza. Il cristianesimo non lo si impone, ma lo si offre all'uomo libero.
Anche le giovani cristianità devono crescere e maturare alla libertà evangelica e di conseguenza alla tolleranza generosa di una pluriformità legittima.
RELIGIONI NON CRISTIANE
27 Il tema delle religioni non cristiane è diventato di primaria importanza. Durante il periodo dell'egemonia europea il cristianesimo passava quasi automaticamente come l'unica religione che meritasse questo nome. Oggi le religioni sono giunte a una maggiore autocoscienza e noi dobbiamo rivedere molte delle nostre pretese di una volta. Più approfondiamo la conoscenza delle religioni tramite un vero contatto e un autentico dialogo, più le apprezziamo e le ammiriamo, benché possano essere presenti in esse aspetti di peccato e di aberrazione.
Riconoscendo pienamente Gesù Cristo come unico Salvatore e la Chiesa quale sacramento universale di salvezza, molti teologi oggi ammettono che anche le altre religioni possono essere vie salvifiche e che Cristo è già all'opera in loro per mezzo del suo spirito. 87 La misericordia di Dio infatti non pone alcun limite e non fa alcuna discriminazione fra popoli eletti e non eletti, «ma gli è accetto colui che lo teme e osserva la giustizia, di qualunque nazione egli sia». 88
Il frate minore si rallegra di questa valorizzazione del mondo religioso e loda il Signore per le meraviglie che compie in mezzo a tutti i popoli.
Cercherà, quindi, il dialogo e la preghiera comune per scambiare i doni dell'esperienza di Dio. Visite vicendevoli, soprattutto per le feste religiose, saranno un segno della crescente fratellanza universale. Tale contatto aprirà anche la strada ad iniziative comuni tra tutti gli uomini di buona volontà per una maggiore giustizia e pace nel mondo. 89
DIALOGO E MISSIONE
28 Cosi, dialogo e missione sono due momenti del cammino verso Dio. Non costituiscono più un'alternativa. L'attività missionaria non può esserci senza dialogo, e dal dialogo non è esclusa la missione. Il dialogo come tale ha il suo proprio valore: due uomini di diversa fede si incontrano, si aprono, si apprezzano, si ammirano, si arricchiscono a vicenda. È lasciato allo Spirito dell'uni co Dio se da tali incontri risulterà il desiderio e la possibilità non solo di scambiare l'esperienza di Dio, ma di cambiare la fede. 90
ECUMENISMO
29 Se questi devono essere i nuovi rapporti con i non cristiani, tanto più (e quanto più) dobbiamo porci in nuova comunione con i cristiani non cattolici.
L'ecumenismo, emerso con forza alla coscienza della Chiesa con Papa Giovanni XXIII e con il concilio, ha dato impulso per superare lo scandalo che i cristiani divisi hanno esportato tra i po poli da evangelizzare. 91
I Cappuccini siano fra i protagonisti della Chiesa ecumenica! Tutte le iniziative comuni a livello locale sul piano sociale, politico, religioso, sono da incoraggiare, pur senza negare la fedeltà alle proprie credenze. San Francesco, tanto apprezzato dai cristiani non cattolici, ci dia il suo linguaggio e il suo cuore evangelico! 92
LA SECOLARIZZAZIONE
30 Un'ondata, che non risparmia nessun continente, è la secolarizzazione. Molti cristiani, e anche molti aderenti alle religioni non cristiane, «emigrano» dai propri sistemi e dalle proprie strutture religiose. Non diventano uomini puramente e semplicemente a-religiosi, però abbandonano molte concezioni, legami e miti. Percorrono una loro via propria e diventano «nomadi religiosi».
La secolarizzazione è di per se un processo positivo che vuol dare al mondo della cultura e delle scienze la legittima autonomia, pur non negando la fede in Dio creatore e mistero ultimo dell'uomo. 93
I frati minori, con molta attenzione alla sensibilità dell'uomo moderno, si domanderanno:
- quali miti, legati a concezioni passate del mondo, quali forme, frutto della storia, possono essere lasciate cadere senza tradire il contenuto della fede?;
- qual'e il nucleo permanente del messaggio evangelico che possiamo annunciare in un linguaggio moderno?;
- come possiamo liberare l'uomo dalla mentalità magica, dalla superstizione, dalla falsa ricerca di «grazie e miracoli»?; 94
- come possiamo invece promuovere i valori umani - l'obiettività, I'onesta, il coraggio, la gioia, I'amore, la fedeltà - e svelare, in tutte le realtà del mondo cosiddetto «profano», la dimensione del trascendente?; 95
- come possiamo trasporre l'esperienza biblica nel tempo di oggi, convinti che la vita cristiana trova il suo posto nella storia e non al di la di essa?; come noi sperimentiamo la vicinanza di Dio in mezzo alle lotte politiche e sociali e non in una fuga immaginaria al di la di esse?; 96
- come possiamo, finalmente, camminare con i «nomadi religiosi» per interpretare la loro esistenza e pronunciare al momento giusto la parola della salvezza nella loro vita?;
- non è anche questo un modo francescano dell'«andare per il mondo» di oggi?
IL SECOLARISMO
31 Fenomeno più radicale è il secolarismo che nega, con un ateismo pragmatico o programmatico e militante, l'esistenza stessa di Dio. La situazione nuova della storia della salvezza è infatti questa: esistono, nei paesi cristiani, individui e gruppi compatti di non praticanti, di non credenti. 97 Di fronte ad essi la Chiesa «deve cercare costantemente i mezzi e il linguaggio adeguati per proporre e riproporre loro la rivelazione di Dio e la fede in Gesù Cristo». 98 Quindi in tutti i paesi dei sei continenti ci sono oggi delle «situazioni missionarie», che costituiscono una sfida tremenda per i credenti.
Il frate minore non si faccia intimorire da questa situazione. Non teoricamente, ma con la sua presenza e la sua testimonianza, cerchi di vivere in mezzo a questi fratelli davvero «lontani», di eliminare molti pregiudizi, di far nascere una certa nostalgia della trascendenza. A questo proposito, meritano una riconoscenza speciale, per esempio, i frati che si occupano del mondo operaio o quelli che si dedicano sistematicamente a fare le visite a domicilio nelle grandi città, ecc. 99 Ma tutti i frati possono, tramite la loro predicazione e animazione di gruppo, rendere consapevoli i cristiani che non sono tali per se stessi, ma anche per gli altri, per dare una testimonianza di vita credibile alle masse secolarizzate e indifferenti.
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