I° Consiglio plenario
VITA FRATERNA, POVERTÀ E MINORITÀ

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Cap. III°: TESTIMONIANZA DI POVERTÀ NELL'USO DEI BENI


Capitolo III°

TESTIMONIANZA DI POVERTÀ
NELL'USO DEI BENI
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VERO CONCETTO DI POVERTÀ
46 Noi crediamo che la povertà, come virtù evangelica e francescana, e la partecipazione alle condizioni di spogliamento del Cristo e riguarda più le persone che le cose. L'osservanza di tutte le norme circa l'uso dei beni sia personali che comuni non necessariamente rende i frati veramente poveri. La nostra povertà, come da san Francesco ci e stata proposta nel capitolo VI della Regola, ci fa ricchi di tutti i beni del regno di Dio, in quanto nello spirito e nella realtà ci libera dai beni terreni e ci induce a finalizzare tutti i nostri beni alla utilità della Chiesa e della società. 59
POVERTÀ E RINNOVAMENTO
47 Noi crediamo che, essendo la povertà il nostro carisma speciale, 60 il rinnovamento non e autentico e vero, se la povertà, tanto individuale che comune, non sia immediatamente visibile come manifestazione di realtà interiore, e tanto esplicita da non richiedere interpretazione ne dar luogo a scuse. 61
CRITERI PER LA REVISIONE DEI BENI
48 I criteri per una revisione da farsi circa l'uso dei beni sono i seguenti:
a) avere presenti i principi della moralità umana e della giustizia sociale, secondo cui tutti gli uomini sono tenuti all'utilizzazione sociale dei beni, da considerarsi non soltanto per l'utilità di una persona o di alcuni ceti, ma di tutti gli uomini;
b) la povertà evangelica, che per noi e una «particolare via di salvezza», 62 ci induce non solo alla distribuzione dei beni superflui, ma pure a dividere le nostre cose anche necessarie; 63
c) ristrutturare la nostra presenza e le nostre attività secondo le esigenze dell'apostolato e del mini stero e coordinarle con la pianificazione pastorale della chiesa locale. 64

A. TESTIMONIANZA PERSONALE DI POVERTÀ

NUOVO SENSO DELLA POVERTÀ PERSONALE
49 I recenti ed attuali progressi socio-economici, e il loro influsso nella mentalità dei religiosi, pongono già in nuova luce le prospettive della povertà personale ed esigono una maggiore e più consapevole responsabilità nel dono di se stessi:
a) il lavoro diuturno, arduo ed onesto e un preclaro segno di povertà, con cui ci possiamo chiara mente identificare con i poveri;
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b) I'uso del proprio talento e un vero dono di se stessi e un segno di autentica povertà. Infatti la pigrizia e la negligenza nell'uso del proprio ingegno e contro la povertà;
c) pure l'adempimento del lavoro per il bene comune, anche se da qualcuno non desiderato, e espressione di povertà: i talenti infatti sono stati donati non per il bene e l'uso personale, ma per il bene della fraternità e di tutta la Chiesa;
d) il servizio in favore della propria fraternità, nelle nostre case, e un vero esercizio di povertà. 66
MANCANZA ALLA POVERTÀ E VOCAZIONE
50 Il frate noncurante della osservanza della povertà personale, particolarmente circa gli stipendi e la rimunerazione dei lavori, da consegnarsi alla fraternità, dev'essere interpellato dai superiori sulla gentuinità della sua vocazione francescana. 67

B. TESTIMONIANZA COMUNE DI POVERTÀ

COSCIENZA DELLA POVERTÀ
51 Appartiene all'impegno pastorale dei capitoli e dei superiori formare la coscienza dei frati e delle fraternità circa le esigenze della povertà. I religiosi stessi, poi, responsabilmente coltivino una maggiore sensibilità in fatto di povertà, mediante studio personale, dialogo, convegni locali e provinciali, ecc. 68
BENI DELL'ORDINE, FATTO ECCLESIALE
52 Dovendosi considerare beni della comunità ecclesiale gli immobili dell'Ordine, la revisione dei nostri beni non e un fatto meramente interno dell'Ordine stesso, ma deve ritenersi come un fatto ecclesiale. Pertanto, nella revisione dei nostri beni prudentemente si istituisca il dialogo con la chiesa locale, allo scopo di trovare una comune soluzione ad utilità della chiesa medesima e della società civile del luogo. 69
BENI NECESSARI E NON NECESSARI
53 I beni dell'Ordine, specialmente i terreni, gli orti e le costruzioni, che non sono più necessari, ed altri che per noi non sono convenienti, devono essere alienati oppure convertiti in uso sociale. Quelli tuttavia che sono ancora necessari devono essere conformi ai principi ed esigenze della povertà francescana, tenuto conto delle condizioni sociali della regione e del popolo a cui dobbiamo dare testimonianza di povertà. 70
POVERTÀ COME INSICUREZZA
54 Essendo l'insicurezza materiale un elemento di povertà, 71 ed oggi in modo particolare un segno di solidarietà con i poveri, i frati, e specialmente quelli che formano nuove fraternità, si sforzino, in quanto e possibile, di non avere proprietà ne di case ne di terreni. 72
NON RICEVERE BENI NON NECESSARI
55 I beni che non ci sono necessari e che immediatamente non possono convertirsi in favore dei po veri, o del Terzo Mondo, non devono riceversi, neppure se sono offerti spontaneamente. 73
COOPERAZIONE FRATERNA
56 Il nostro spirito di fraternità dev'essere dimostrato o comprovato anche mediante la cooperazione economica fra le comunità della stessa provincia e fra le province stesse (con oblazioni o mutui, senza o con modico interesse). I beni della provincia e delle singole fraternità vengano destinati equa mente per le necessità della provincia, viceprovincia e missione. 74
LAICI COME AMMINISTRATORI
57 Nell'amministrazione dei beni dell'Ordine ci si avvalga, dov'e possibile, dell'aiuto di laici esperti per una migliore utilizzazione dei medesimi beni e perché i frati siano formati ad una più razionale amministrazione dei beni dell'Ordine. 75
I SANTUARI E LA RICERCA DEL DENARO
58 Circa i santuari affidatici, si verifichi la reale necessità della nostra presenza; che se detta necessità non esiste, vengano lasciati. In avvenire i santuari non siano da noi costruiti ne accettati se offerti da altri, poiché essi tengono occupati troppi religiosi che potrebbero, invece, prestare il loro servizio specie per le missioni e i poveri. Si eviti la ricerca del danaro non conforme al nostro spirito di povertà e il nostro apostolato sia inserito nella pianificazione pastorale della chiesa locale. 76
SPESE INGIUSTIFICATE ED EDUCAZIONE DEL POPOLO
59 Sia evitata nell'Ordine una ingiustificabile erogazione di denaro per erigere monumenti o costrui re opere monumentali, oppure per restaurare conventi solo perché storici. Dobbiamo sforzarci di educare anche il popolo alla comprensione di idee ed esigenze della giustizia sociale e della povertà.
CAPITOLO LOCALE, POVERTÀ....
60 Compete alla fraternità locaLe mediante il proprio capitolo, in forza delle costituzioni e secondo le disposizioni del capitolo provinciale sull'uso dei beni, risolutamente correggere gli abusi contro la povertà comune o personale, ad esempio nelle ricreazioni, nell'accumulazione delle vesti e doni personali, nei viaggi, nell'uso delle automobili, ecc. 77
...E RETTO USO DEL DENARO
61 I superiori maggiori procurino di indurre il capitolo locale delle fraternità ad assumersi la responsabilità circa le seguenti questioni:
a) decidere dei propri proventi per le ordinarie necessità della fraternità; 78
b) determinare la porzione di denaro da trasmettersi per le necessità della provincia, delle missioni, degli infermi, della istruzione e qualificazione dei frati; 79
c) destinare parte dei proventi - ossia determinare una percentuale dei proventi della fraternità - a beneficio dei poveri, 80 oppure assumere qualche lavoro per i poveri stessi. 81


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