IV° Consiglio plenario
FORMAZIONE (Orientamenti)
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LA FORMAZIONE ALLA NOSTRA VITA
Indice del documento
II°. ALCUNI ELEMENTI SPECIFICI
36 Il Concilio Vaticano II vede il rinnovamento della vita religiosa nella duplice componente del ritorno allo spirito primigenio dei fondatori e in un saggio adattamento alle particolari circostanze dei luoghi e dei tempi.
Per cui sembra opportuno segnalare alcune traiettorie, tracciate dalla storia e aperte al futuro, su cui avviare il lavoro di rinnovamento e di formazione nella nostra fraternità:
PREGHIERA
a) secondo l'esempio di san Francesco e l'insegnamento della Regola, è necessario innanzitutto comprendere che ogni nostra attività deve servire «allo spirito della santa orazione e devozione»53, con il conseguente impegno al recupero della dimensione contemplativa, che ha caratterizzato la riforma cappuccina ed è stata la sorgente della sua azione apostolica e sociale;54
PENITENZA E POVERTÀ
b) in linea con la scelta fondamentale di san Francesco, guidati dalla legge dell'amore per il Cristo,55 ci vogliamo conformare a lui nell'ascesi personale e con lui scegliere di essere vicini ai fratelli più poveri ed emarginati. Da ciò l'urgenza di ritornare ad una coerente povertà evangelica e l'invito a tutti i fratelli a cercare insieme vie nuove per esprimerla con maggiore credibilità per gli uomini di oggi;
MINORITÀ
c) di fronte all'orgoglio e all'arrivismo che turba la convivenza umana, vogliamo collocarci da frati minori all'ultimo posto nella società e restare come Francesco sempre fedeli e obbedienti alla Chiesa;56
INSERIMENTO NEL POPOLO E TESTIMONIANZA EVANGELICA
d) come espressione di amore per il Padre e per i fratelli riaffermiamo l'impegno di evangelizzare i poveri con l'inserimento effettivo in mezzo al popolo, la testimonianza della vita, la predicazione popolare, l'attività missionaria e il servizio da rendere con i fatti ai più bisognosi fra gli uomini57.
In questa prospettiva vengono qui sottolineati alcuni aspetti emergenti della nostra fraternità in relazione alla formazione.
1. Fraternità orante
IL DOCUMENTO DI TAIZÈ
37 Dopo il CPO di Taizé è stato fatto un confortante cammino nell'Ordine e nelle fraternità verso un approfondimento della preghiera, anche se restano delle difficoltà a causa di un eccessivo efficientismo nel lavoro e a causa di fughe dalla fraternità da parte di singoli frati. La realizzazione di fraternità contemplative ha incontrato molti ostacoli58.
Riteniamo che l'Ordine abbia nel documento di Taizé un valido sussidio per lo spirito e la vita di preghiera. Per questo qui vengono date solo alcune indicazioni che riguardano la formazione allo spirito e alla vita di preghiera, in modo che essa possa avere quel primato che le spetta, secondo le parole e l'esempio di san Francesco e secondo la tradizione cappuccina.
Come principio pratico di formazione alla preghiera sarà necessario riflettere spesso su quello che afferma il documento di Taizé (n. 10): «Lo spirito di preghiera veramente vivo non può non animare e vivificare tutta la vita concreta dei frati e perciò necessariamente rinnova le sane forme tradizionali e crea nuove forme adatte».
PER UNA CRESCITA NELLA PREGHIERA
38 La preghiera è un dono di Dio, che però va sviluppato con la ricerca, lo studio e la fedeltà.
Per imparare sempre più a pregare possono essere utili questi orientamenti:
- la partecipazione profonda alla liturgia della Chiesa secondo il cammino dell'anno liturgico ci fa vivere i grandi misteri della redenzione;
- una progressiva introduzione alla preghiera biblica e alla attualizzazione della preghiera biblica, specialmente dei salmi, ci trasmette un grande senso di Dio e della storia della salvezza;
- l'introduzione alle grandi esperienze di Dio dei vari popoli e ai metodi di preghiera tradizionali e nuovi arricchisce il nostro modo di pregare. Speciale attenzione meritano i tesori di preghiera delle varie culture;
- la preghiera partecipata con i fratelli e la gente ci rende consapevoli, di fronte a Dio, delle loro ansie e delle loro gioie;
- la regolarità della preghiera aiuta a crescere nello spirito della preghiera stessa, che ha bisogno di continuità e di fedeltà per potersi sviluppare.
ANIMATORI DI PREGHIERA
39 Per promuovere la crescita delle fraternità e dei singoli nella preghiera varie sono le esigenze di ordine generale.
La fraternità stessa può esercitare il suo ruolo di comunità formatrice alla preghiera se tutti i frati portano il loro contributo, che deve consistere nella partecipazione alla preghiera, nella preparazione adeguata degli atti comunitari, nella creazione di un clima favorevole all'orazione. Forme tradizionali, per es., le veglie notturne, potrebbero allora assumere nuovo significato. In questo quadro è da risolvere anche il problema dell'orario, sia per quanto riguarda tempi stabiliti sia per quanto riguarda tempi forti di preghiera59.
Occorrono poi formatori e responsabili locali formatti nella preghiera e con esperienza di preghiera, che sappiano trasfondere spirito e vita e promuovere la creatività per evitare il formalismo.
FORMAZIONE ALLA PREGHIERA FRANCESCANA
40 Per la preghiera francescana la formazione deve aiutare in modo tale che la preghiera diventi sempre più espressione di tutto il nostro modo di essere, dei nostri valori, della nostra esistenza concreta individuale e comunitaria, delle esigenze del nostro tempo.
Nella nostra preghiera tradizionale ha sempre occupato il primo posto l'orazione interiore o mentale, personale, di carattere affettivo; essa è stata il vero centro della vita fraterna e apostolica (Taizé, 20). Rinnovare questa specie di preghiera, educare ad essa i nostri frati e farne mezzo del nostro apostolato appare di vitale importanza. Ciò tanto più in quanto esiste oggi un diffuso desiderio di questa forma di preghiera contemplativa specialmente fra i giovani.
Le caratteristiche della preghiera francescana in quanto preghiera biblica, affettiva, contemplativa, penitenziale, indicano le direzioni nelle quali deve muoversi la formazione: formazione all'ascolto della parola di Dio; formazione del cuore;60 sviluppo della capacità di stupirsi di fronte alle grandi opere di Dio nella creazione intera e nella redenzione interesse per i misteri della morte e risurrezione di Cristo; formazione a scoprire la presenza di Dio e la sua volontà; formazione a uno spirito universale che prega e vive partecipando alle gioie e ai dolori dei fratelli. Una formazione di questo tipo aiuterà a trovare una giusta soluzione del binomio preghiera-attività e contribuirà a che lo spirito della preghiera e della devozione pervada tutta la vita dei fratelli61.
UNA PEDAGOGIA CONCRETA PER LA PREGHIERA
Per una vera e propria pedagogia, passo a passo, dello spirito e della vita di preghiera, occorre rispettare le diversità delle aree culturali. Un programma corrispondente deve essere elaborato dalle conferenze in collaborazione con i centri francescani regionali.
2. Fraternità penitente
REALTÀ E IMPORTANZA DELLA PENITENZA NELL'ORDINE
41 Molte forme tradizionali di penitenza sono andate perdute nella pratica come nel significato; d'altra parte le indicazioni concrete delle costituzioni62 circa la penitenza non hanno avuto in pratica l'effetto desiderato. Tuttavia sembra molto avvertita l'esigenza di trovare nuove forme penitenziali adeguate. In particolare emerge oggi nelle fraternità sempre più chiaramente il significato della penitenza non solo intesa negativamente come rinuncia, ma specialmente intesa come conversione63.
INTERIORIZZAZIONE DELLA REALTÀ DELLA PENITENZA
È avvertito con maggiore forza e con maggiore profondità il senso dell'evangelico: «Convertitevi e credete al Vangelo!». Il richiamo alla penitenza e alla fede è richiamo alla rottura con il mondo (esodo, conversione)64 e nuovo orientamento verso Cristo e il Vangelo, per cui vengono stabiliti rapporti radicalmente nuovi con Dio, gli uomini e il mondo. Ciò si traduce per noi nel rinnovamento spirituale (cambiamento di mentalità) per costruire una fraternità secondo il Vangelo. La penitenza quindi è in funzione della crescita evangelica della fraternità, scopo essenziale della nostra formazione
Non si dimentichi poi che, nel nuovo contesto ecclesiale, la penitenza è vista non solo come valore ascetico, ma soprattutto come mezzo per meglio attuare la carità; quello che è tolto alla «mensa del Signore» venga ceduto fraternamente ai poveri65.
PENITENZA INTERIORE E PENITENZA ESTERIORE
La penitenza come esodo e conversione riguarda essenzialmente l'atteggiamento interiore, ma deve pure trovare la sua espressione nella vita esteriore, in quel modo di essere che si dice «austerità» e che certamente è caratteristica della nostra identità. La penitenza o austerità esteriore, informata da una carità delicata e sensibile, sarà gioiosa: i santi furono sempre austeri con se stessi, ma pieni di bontà e di attenzione per i fratelli66. In concreto l'atteggiamento di distacco deve trovare la sua espressione in scelte e gesti quotidiani che riguardano sia il singolo che la comunità e che creano, con la grazia di Dio, l'«uomo nuovo» e il «mondo nuovo»67
FORME CONCRETE DI PENITENZA
42 Tra le forme concrete che ci possono aiutare a passare a questa nuova vita notiamo:
- la rinuncia a se stessi per convertirsi alla vita della fraternità nella pratica dell'obbedienza caritativa;68
- l'accettazione delle proposte di conversione che ci vengono fatte dalla Chiesa, specialmente nei tempi forti di rinnovamento;69
- l'accettazione delle forme concrete indicate dalle costituzioni e in modo particolare della correzione fraterna e del digiuno;70
- l'accettazione gioiosa delle difficoltà e persecuzioni che ci possono venire dalla nostra consacrazione a Dio, dalla predicazione del Vangelo, dalla volontà di realizzare la giustizia e la pace, ecc.;71
- l'accettazione di tutte le conseguenze anche penose e dure che derivano dai nostri voti, specialmente dall'obbedienza;72
- l'accettazione delle difficoltà della vita, del lavoro, delle malattie, del vitto, del clima, ecc.;73
- la partecipazione alla vita dei poveri e l'incontro con i moderni «lebbrosi», cioè gli emarginati e i diseredati;74
- la ricerca di nuove forme esterne adatte ai diversi luoghi e che significhino nel medesimo tempo testimonianza e rottura col mondo.
ANIMATORI PER LA PENITENZA
Per favorire la crescita della fraternità nella vita evangelica sono necessari degli uomini che sappiano animare il rinnovamento. Fra questi operatori sono da ricordare in primo luogo la stessa fraternità formatrice, il responsabile locale e il ministro provinciale, i formatori, fra i quali emerge specialmente il responsabile per la direzione spirituale, il quale, adeguandosi ai bisogni del singolo, aiuta alla crescita individuale75.
ITINERARI DI PENITENZA
Come attuazione pratica consigliamo un itinerario penitenziale. Cioè: la fraternità potrebbe proporsi un cammino di più intensa penitenza-conversione, basato sulla parola di Dio e l'esperienza francescana, con approfondimento della S. Scrittura, momenti particolari, obiettivi da raggiungere, ecc.
Programmi dettagliati dovrebbero essere elaborati da esperti a livello di provincia. Tuttavia fra tutti gli itinerari sono certamente da preferire quelli della vita liturgica della Chiesa e in particolare la quaresima, che è l'itinerario penitenziale per eccellenza per giungere alla «vita nuova» della fede in Cristo risorto76.
3. Fraternità povera e minoritica
LA SITUAZIONE NEL MONDO E NELL'ORDINE
43 Nel mondo di oggi ci incontriamo da una parte con una mentalità consumistica e opulenta e dall'altra con la povertà, l'ingiustizia e la fame che richiedono una testimonianza di povertà evangelica.
La Chiesa desidera presentarsi al mondo come «Chiesa dei poveri» e vuole porsi al servizio degli uomini, soprattutto degli emarginati.
Fra gli aspetti positivi dell'Ordine si possono notare molte manifestazioni di povertà caritativa e un responsabile uso del denaro da parte di molti frati77. Tuttavia è necessario avvertire che la povertà non consiste soltanto nella rinuncia ai beni materiali ma anche nella rinuncia al potere. Alle volte poi lavoriamo piuttosto in favore dei poveri ma non viviamo da poveri e con i poveri78.
POVERTÀ COME IMITAZIONE DI CRISTO «SERVO»
44 La povertà intesa come amore e solidarietà con gli altri è la base del nostro essere francescani79. Ciò comporta: la contemplazione di Cristo povero e crocifisso, la pratica della abnegazione e il nostro essere presenti fra gli «umili»80.
Oltre che nella disponibilità nell'amore, la povertà consiste nel conformarsi a Cristo, che è venuto per servire, e richiede tutto uno stile di vita: un modo di vivere semplice (nel vestito, nel cibo, nelle abitazioni) e la rinuncia a qualsiasi forma di potere sociale, politico o ecclesiastico81.
POVERTÀ COME APERTURA AL POPOLO
Per realizzare tutto questo i frati siano formatti a vivere e a lavorare per la gente e fra la gente, preferendo e promuovendo quelle forme di apostolato - in fraternità e fuori della fraternità - che corrispondono di più alla nostra minorità e povertà82.
Essendo poi uomini di pace, formiamoci e cerchiamo di formare la coscienza degli uomini al senso della ricerca della giustizia sociale; partecipiamo anche all'opera di riforme sociali e politiche, ma sempre nello spirito del Vangelo e secondo le nostre costituzioni, specialmente con la rinuncia a qualsiasi forma di violenza83.
Le nostre case siano aperte ad una ospitalità che favorisca anche la partecipazione alla nostra vita di preghiera, però mantengano la loro atmosfera di silenzio e un ambito concreto di riservatezza84.
MINORITÀ COME INSICUREZZA
Segno e realtà di povertà e minorità è anche l'insicurezza materiale85. Pure l'insicurezza, che accompagna iniziative nuove, profetiche (studiate e volute certamente alla luce di Dio), fa parte della nostra vita, secondo l'ispirazione di san Francesco, accettando, da minori, il rischio del fallimento86.
FORMAZIONE ALLA POVERTÀ E ALLA MINORITÀ
45 Durante la formazione iniziale può essere utile per il giovane avere un reale contatto con la gente bisognosa e povera, per imparare più concretamente a essere e vivere povero. E questo nello spirito di san Francesco che si mise a servizio dei lebbrosi87.
Ad ogni modo, affinche tale esperienza sia davvero efficace e fruttuosa, dovrebbe essere «seguita».
Di grande importanza è che si educhino tutti i frati concretamente al senso di responsabilità nell'uso del denaro e delle altre cose secondo il preciso criterio: il minimo necessario, non il massimo permesso88.
Per questo tutti i frati devono evitare spese non consentite ai poveri89.
Si stabiliscano anche criteri molto esigenti nell'uso dei mass-media per una finalità apostolica e fraterna, escludendo ogni altra finalità, anche per non impedire il raccoglimento e la purezza del cuore90.
All'interno della fraternità la formazione alla povertà e alla minorità include la formazione ad un servizio generoso e volontario specialmente nei lavori della casa, che le nostre costituzioni ricordano come parte dell'obbedienza caritativa che ci dobbiamo gli uni gli altri91.
4. Fraternità inserita nel popolo
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CAMMINO DA PERCORRERE
46 La vicinanza al popolo caratterizza il nostro Ordine. Il processo di rinnovamento ha fatto crescere la coscienza e il desiderio di recupero della nostra identità e tradizione anche in questo settore. Ciò ha portato a riscoprire il ricco contenuto delle forme tradizionali di presenza nel popolo: missioni popolari, ministero della confessione...,93 e a cercare nuove forme significative di inserimento: mondo operaio, emarginati, piccole fraternità... Processo nel quale incontriamo luci e ombre. E certamente c'è da fare ancora molta strada.
FORMA DI VITA POPOLARE
47 L'economia dell'Incarnazione e l'esempio del Gesù storico saranno sempre il paradigma della scelta francescana nei rapporti con la gente. È alla sequela di Cristo che Francesco è riuscito ad incarnare, come nessun altro, la vita, i gesti, il linguaggio del popolo del suo tempo, per cui è passato alla storia come «fratello universale».
Il primato della vita fraterna ci porta a vivere, come fratelli, con il popolo e a lavorare in mezzo ad esso per il regno di Dio.
Per sua natura la fraternità francescana è aperta e incline alla partecipazione. Inserendoci fra gli uomini non tanto come singoli quanto piuttosto come fraternità, dobbiamo vivere in mezzo ad essi mossi solo da effettivo amore e da conversione sincera. In questo modo la nostra presenza non sarà alienante e potrà rimanere critica anche di fronte ai condizionamenti sociali, politici ed economici. Nel nostro essere in mezzo alla gente dobbiamo porre al suo servizio non solo i nostri beni ma anche i nostri talenti; e non solo quelli individuali, ma anche quelli propri della nostra identità come fraternità francescano-cappuccina.
FORMAZIONE
48 Il processo di inserimento nel popolo rispetti sempre la legittima pluriformità di scelta sia a livello di provincia come a livello di fraternità e di persone. Le piccole fraternità sono uno dei mezzi di tale inserimento, sempre che si osservino gli orientamenti di Quito, che le province continueranno a incoraggiare.
La formazione iniziale deve aiutare il candidato a cominciare il processo di incarnazione fra gli uomini, prendendo come punto di partenza l'identità francescano-cappuccina. È molto importante in questo senso non allontanare, per quanto possibile, il candidato dal popolo nel quale è nato. Questa dimensione deve essere tenuta presente anche in relazione alla formazione ministeriale o professionale, senza per questo prestare minore attenzione a una solida formazione francescana, teologica e professionale dei frati.
La necessità di un processo di incarnazione vale anche per la formazione permanente. Pure qui sono utili le esperienze di inserimento come autentica possibilità di esperienza di conversione, di rinnovamento della vita e della vocazione; e anche come scoperta della necessità di una solida e continua preparazione per servire meglio il popolo nella costruzione del regno di Dio.
Testimonianza e servizio
NUOVA SITUAZIONE
49 La nostra vocazione francescana ci apre a una ampia ricchezza di forme di vita e di attività94.
Storicamente il lavoro apostolico e ministeriale ha assunto un primato. Ciò ha originato abbondanti riflessioni e molti documenti in questo settore. Rimandiamo a tale documentazione. Il recupero di altre forme di vita e di lavoro ha provocato una serie di problemi ai quali ancora non è data soddisfacente risposta. Per es., come sia possibile conciliare aspetti dell'esistenza apparentemente contraddittori, quali il lavoro manuale e quello ministeriale, l'attività e la preghiera, il carisma personale e la vita fraterna95. Le presenti considerazioni vorrebbero aiutare a rispondere a questi interrogativi.
Nonostante si intenda con il termine «lavoro» qualsiasi attività onesta dei frati96 e nonostante tutto quello che qui viene detto possa applicarsi anche al lavoro ministeriale, la nostra riflessione si è incentrata specialmente sul tema che oggi maggiormente richiede risposta, cioè la situazione dell'Ordine di fronte alle nuove forme di presenza e di lavoro.
SCELTA DI VITA E DI ATTIVITÀ
50 È necessario sottolineare il carattere «religioso» del lavoro (la «grazia» di lavorare)97. L'attività dei frati-apostolica, caritativa, intellettuale, manuale - va concepita come «luogo teologico» dell'incontro con Dio. Cristo che lavora nell'opera del Padre sia a Nazaret come nella sua vita di predicatore e operatore di miracoli, come nella sua preghiera sul monte, ci viene trasmesso nella forma di vita dataci da Francesco. Questi, predicatore instancabile del Vangelo e uomo di preghiera, anzi diventato preghiera vivente,98 lavorava con le sue mani e desiderava che tutti i suoi frati lavorassero. Fu sempre a servizio della Chiesa insieme ai suoi frati. E tuttavia si mantenne fermo contro proposte di vita e di attività che supponevano la rinuncia alla forma di vita che gli era stata rivelata dal Signore99.
Il servizio principale dei frati minori è vivere la vita evangelica in questo mondo nella verità, nella semplicità e nella gioia100. Ma è anche un valore evangelico e francescano sviluppare tutti i nostri doni per partecipare così all'opera creatrice del Padre, alla redenzione del Figlio, alla missione santificatrice dello Spirito101.
Di conseguenza la formazione iniziale dovrà proporre un concreto processo di apprendistato che conduca effettivamente alla gioia di vivere la propria vocazione nell'equilibrio personale e comunitario tra vita fraterna, preghiera e lavoro, e tra studio e lavoro manuale, tra vita apostolica e preparazione intellettuale.
Questo equilibrio deve partire dalla persona, cercando di potenziare convenientemente i carismi di ciascun fratello, sempre in accordo con la nostra identità francescano-cappuccina102.
LAVORO E FORMAZIONE
51 I candidati devono avere una autentica esperienza di lavoro, inteso specialmente come servizio: prima di tutto nell'ambito della fraternità, poi come disponibilità verso gli altri uomini103.
La formazione al lavoro aiuta efficacemente a maturare la persona nella reale dimensione della fraternità, intensifica la solidarietà, rende vivente la comunione e la partecipazione e contribuisce notevolmente ad aumentare la credibilità della nostra vita104.
È necessario educare a non confondere lavoro con attivismo, a non estinguere lo spirito di preghiera e di devozione, al quale tutte le cose devono servire105. La vita francescana implica un vero lavoro, sia fisico che spirituale. E non soltanto per motivi ascetici, ma per la legge naturale del lavoro: chi non vuol lavorare non mangi106.
È conveniente presentare ai giovani lo studio e la riflessione come lavoro necessario e lavoro autentico, perché la nostra formazione, pur insistendo sul primato della vita vissuta, deve dare ai frati una preparazione specifica e qualificata, anche mediante studi specializzati, per poter servire meglio la Chiesa, gli uomini e le stesse fraternità. Questo è un aspetto molto importante e che non deve essere trascurato nella formazione permanente107.
Il mezzo per superare le attuali difficoltà e dicotomie lo possiamo trovare nell'attuazione di tutto quello che la nostra legislazione ci dice circa il discernimento dei lavori di tutta la comunità e di ciascun frate. E cioè: il capitolo locale veramente vissuto; i capitoli provinciali specialmente quelli «spirituali»; la riflessione su questo problema a livello di Conferenze di superiori108... Sono questi i luoghi nei quali può davvero farsi reale la novità del nostro Ordine così ricco nelle sue forme di vita, nella sua presenza nel mondo, nella sua attività.
IMPORTANZA DELLA MATURITÀ AFFETTIVA E SESSUALE
52 L'affettività, in quanto capacità di provare sentimenti, di stabilire rapporti interpersonali e di amare, contribuisce in modo speciale all'integrazione delle diverse dimensioni dell'uomo (rapporti sociali, lavoro, ruolo sessuale) ed è fondamentale per il suo sano sviluppo. Nella persona matura il valore sessuale è accettato e integrato. Per chi ha scelto una vita evangelica consacrata maturità vuol dire coerenza, creatività e costruttività per il regno di Dio.
In concreto la formazione affettiva e sessuale percorre l'itinerario graduale della conversione dall'amore egoistico e possessivo (infantile), incentrato in se stesso, all'amore altruistico e oblativo, capace di donarsi agli altri109. È chiaro dunque che la maturazione affettiva e sessuale accompagna tutta la vita dell'uomo e del cristiano, come una conversione continua.
LE MOTIVAZIONI
La vita consacrata a Dio nella castità è un carisma che non tutti riescono a comprendere110, è una scelta per il regno di Dio, ed è un valore solo in questa prospettiva. La nuova famiglia di coloro che hanno rinunciato a quella propria per seguire con cuore indiviso Gesù e per servirsi gli uni gli altri come fratelli e amici, è un segno profetico che il regno dei cieli è già in mezzo a noi, come pure una testimonianza di fede nella vita avvenire111.
L'AFFETTIVITÀ DI S. FRANCESCO
53 Una delle caratteristiche di san Francesco è la sua ricchezza di sentimenti e di affetti e la sua capacità di esprimerli. Francesco, innamorato non soltanto di Dio come ogni altro santo, ma di tutti gli uomini e di tutte le creature, è il fratello amico di tutti e di tutto112. Con cuore più che materno113 si mette «ai piedi» di tutti e di ciascuno, soggetto ad ogni umana creatura per amore di Dio. Estremamente cortese e nobile, sensibile a quanto vi è di buono e di bello, vuole i suoi frati gioiosi cantori della penitenza-conversione114, nella pace e nella fratellanza universale, anzi addirittura cosmica.
COMPITO DELLA FORMAZIONE
54 Per aiutare i frati a raggiungere quella maturità affettiva che è un presupposto indispensabile per l'integrazione personale dei valori, per la vita fraterna e per compiere il nostro servizio nel mondo e nella Chiesa, la formazione deve offrire degli aiuti validi in questo campo, avvalendosi anche del contributo delle scienze umane.
Nella formazione iniziale la formazione affettiva è importante quanto quella intellettuale. Il formatore deve essere cosciente che la sua maniera di conoscere la problematica della formazione affettiva, di interpretarla, di trattarla e di aiutare a risolverla, dipende in gran parte dalla vita psichica, morale e religiosa delle persone che gli sono confidate. Per cui deve intervenire con molto tatto nei problemi della vita evolutiva.
Anche i frati, in fase di formazione permanente, hanno bisogno di aiuto per superare la solitudine, l'inquietudine e l'aridità spirituale che spesso si incontrano nella vita, e per uscire arricchiti e rinnovati dalle fasi di transizione che la vita stessa comporta.
I programmi devono includere anche linee formative per quanto attiene alla maturazione affettiva e sessuale. Frati formatti in materia dovrebbero essere in grado di aiutare i confratelli ad usufruire della scienza moderna nel loro sviluppo psico-sessuale e nella maturazione emozionale.
AIUTI PER LA FORMAZIONE AFFETTIVA
55 La fraternità potrebbe e dovrebbe essere il luogo per la maturazione affettiva dei frati115.
L'ambiente della comunità, quando è sereno, ottimista, franco, libero, aperto al dialogo e alla accettazione degli altri, rende possibile a ciascuno sviluppare normalmente la sua affettività e comunicare con spontaneità le sue difficoltà affettive116. L'impegno fraterno esige da ciascun frate rinuncia e dedizione continua, che danno luogo ad autentiche e profonde amicizie, così importanti per la realizzazione della vita affettiva117. D'altra parte, la fraternità stimola ad una maniera di lavorare in solidarietà e corresponsabilità e insegna un flessibile adattamento a personalità e situazioni differenti118.
Il prendersi realmente cura degli altri deve far parte di ogni programma formativo. I giovani saranno orientati ad un atteggiamento di riguardo verso gli anziani; e questi ameranno i più giovani come dono loro concesso da Dio119.
I frati dovrebbero conoscere i membri della propria provincia già molto presto nel corso della loro formazione mediante la partecipazione a convegni di una certa importanza e recandosi in altre fraternità quando se ne presenti l'occasione.
I contatti sociali con ogni classe di persone, uomini e donne, bambini, giovani e anziani, di diversa condizione sociale, facilitano non solo una vita normale, ma anche uno sviluppo aperto ed equilibrato della personalità capace di aprirsi agli altri. L'amicizia, anche con persone fuori dell'Ordine, è un grande dono e offre la possibilità di crescita umana e spirituale. In virtù della nostra consacrazione e per il rispetto della vocazione di quanti incontriamo, bisogna evitare di legare troppo gli altri a noi, facendo invece dono di noi stessi. È questa la maniera di instaurare un'amicizia liberatrice e non distruttiva per la fraternità e le famiglie120.
I contatti dei frati con le proprie famiglie giovano alla crescita affettiva; ma dobbiamo anche considerare che la fraternità è essa stessa la nostra famiglia121.
ITINERARIO SPIRITUALE
56 San Francesco offre un itinerario pedagogico per la formazione del cuore122.
Egli cercava sempre di formare il cuore dei frati, che è quanto dire il centro vitale della persona. È nel cuore che lo Spirito del Signore desidera fare inabitare il Padre e il Figlio, in luogo dello spirito carnale e dell'amore proprio123.
La formazione consiste appunto nel superare l'amore proprio sotto la santa ispirazione dello Spirito. Il mezzo formativo più efficace per Francesco è di far sentire, provare, esperimentare la dolcezza, la gioia e la bontà dell'amore che è Dio124. E fa di tutto per attirare i suoi frati a questo amore. E ai frati che nulla hanno di «proprio» offre in cambio l'amore di Dio e la carità più che materna dei fratelli125.
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