IV° Consiglio plenario
FORMAZIONE (Orientamenti)

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LA FORMAZIONE ALLA NOSTRA VITA


Indice del documento

I - SITUAZIONE ED ESIGENZE

1. Nuovi contesti della formazione

NOTA INTRODUTTIVA
3 La formazione è un processo che si sviluppa in un contesto storico culturale concreto. Non si possono elaborare piani validi di formazione senza riferirsi al mondo nel quale vive la comunità formatrice e il soggetto in formazione.9
Il Consiglio Plenario ha compiuto un lungo e fruttuoso scambio di vedute riguardo alla situazione formativa dell'Ordine e ha cercato di situare ciascun tema nel suo contesto. I temi emergenti e molte delle affermazioni del presente documento vogliono costituire una risposta alle sfide della realtà di oggi. La complessità dei dati, la diversità dei contesti e i differenti moduli di lettura e di interpretazione ci hanno però fatto desistere dal tentare un esame completo della realtà attuale.
Tuttavia, vogliamo sottolineare l'importanza della seguente analisi, anche se parziale, nella speranza che i frati si sentano stimolati a prendere a cuore il problema della formazione come parte centrale del rinnovamento spirituale dell'Ordine.10
EDUCARE UOMINI PER LA VITA EVANGELICA
4 «San Francesco comprese, per divina ispirazione, di essere stato inviato a riformare gli uomini nella novità della vita. Dando inizio quindi ad una nuova forma di vita evangelica, pur non essendo ormai più del mondo, rimase tuttavia nel mondo; e volle anche che la sua fraternità vivesse e operasse tra gli uomini, per testimoniare, con le opere e con la parola, il lieto annuncio della conversione evangelica» (Cost. 85, 1-2).
Di conseguenza, obiettivo della formazione sarà quello di educare persone che siano capaci di vivere la vita evangelica nel nostro mondo.11
LA CHIESA
Cristo ha inviato la Chiesa al mondo come Lui era stato inviato al mondo dal Padre (Cfr. Gv 17). Il Concilio Vaticano II ha riflettuto a lungo su questa «missione».
Numerosi documenti rispecchiano queste riflessioni, specialmente la «Gaudium et spes». Rimandiamo a tali documenti come anche ai documenti dell'Ordine, specialmente a quelli di Quito e Mattli, per una esposizione più dettagliata della situazione della Chiesa e dell'Ordine.
Qui vogliamo soltanto sottolineare alcuni aspetti che ci sembrano particolarmente importanti per la formazione.
LA PERSONA UMANA
6 La persona umana è oggi minacciata da ogni lato. C'è il pericolo che l'uomo si spersonalizzi, perdendosi nella massa, o che, di fronte alla massa, si abbandoni ad un isolamento disperato. Le ideologie (marxismo, liberalismo, capitalismo, totalitarismo, sicurezza nazionale...) attentano alla libertà dell'uomo, proponendo e operando per una unità riduttiva dell'umanità in funzione della propria visione del mondo.
La Chiesa, particolarmente negli ultimi anni, invita i cristiani a promuovere in tutte le maniere e dovunque, la dignità e il rispetto della persona ed è impegnata a offrire il proprio contributo per la pace e la giustizia nel mondo.
Per noi francescani cappuccini questo sforzo per la pace e la libertà si concretizza nella riaffermazione del primato della fraternità, che ci porta a riconoscere in ogni uomo un fratello e a servirlo come tale, a volte rinunciando ai nostri diritti, in coerenza con la nostra vocazione, che è vocazione di penitenza, di minorita e di pace.12
È in questo contesto che è necessario formare i «minori». Nella semplicità e nella gioia di vivere, nel servizio vicendevole e nella «obbedienza caritativa», nella penitenza-conversione, attraverso un amore casto e generoso, dobbiamo formare costruttori di una società umana capace di libertà e di senso critico di fronte alle ideologie dominanti.13
LE PERSONE IN RELAZIONE
7 Stiamo assistendo ad uno sviluppo davvero prodigioso delle comunicazioni e dell'informatica. E ne possiamo ben capire i lati negativi: superficialità, condizionamenti psicologici, minaccia di livellamento culturale, ecc.; ma percepiamo anche come in tal modo si apra la possibilità di maggiore conoscenza fra gli uomini, di maggiore possibilità e capacità di incontrarsi e di maggiore spinta verso la fratellanza universale.
Assistiamo alla ricerca di nuovi modelli di convivenza sia nelle famiglie che nelle nazioni; si ricercano nuovi equilibri tra Chiesa universale e chiesa locale e tra l'Ordine e le sue province. C'è una evoluzione verso un maggiore esercizio della coscienza critica in relazione ai vari sistemi di aggruppamento, che alle volte però porta a una volontà esasperata di autorealizzazione personale e alla perdita dell'identità sociale.
Il radicalismo evangelico di san Francesco offre modelli di impegno che generano e potenziano la libertà e il senso critico. Il suo ideale di conversione permanente è chiara espressione della forza critica del Vangelo. E la relazione persona-comunità offre il giusto equilibrio fra la persona e l'appartenenza al gruppo.
Stimoli questi della formazione del francescano, oggi.
SECOLARIZZAZIONE
8 Ormai da molti il mondo non viene più considerato come scala al cielo: ha valore in se stesso. Frequentemente quindi la secolarizzazione diventa secolarismo, volontà di costruire un mondo chiuso in se stesso, senza apertura al trascendente, e nel quale Dio, quando pure è tollerato, è considerato come affare privato. Di fronte a questa situazione, che del resto assume caratteristiche diverse secondo le diverse aree culturali, la Chiesa ha preso coscienza che la salvezza si realizza all'interno della realtà della vita quotidiana, ha saputo purificare la sua fede e la sua speranza e ha acquistato un senso più autentico della trascendenza di Dio e della vita cristiana. La Chiesa quindi cerca di attuare una nuova forma di presenza e di azione nel mondo, fedele al comando evangelico di essere «lievito».
Anche qui ci incontriamo con una sfida per i nostri progetti formativi. Non per nulla il termine «lievito» o «fermento» ricorre frequentemente nelle costituzioni quando si parla della nostra presenza nel mondo,14 in quanto chiamati ad essere artefici dell'amore, della giustizia, della pace e della gioia evangelica.15 La formazione ha appunto lo scopo di educare questi artefici, umili e tenaci.
L'ORDINE
9 L'Ordine, diffuso ormai in tutto il mondo, ha acquisito il valore della pluriformità.16 Si trova di fronte a una situazione di cambiamento e di arricchimento culturale e geografico, con tutti i problemi connessi.
Province con una lunga storia vedono diminuire il numero dei loro frati e specialmente il numero dei candidati. Al contrario, province giovani, in regioni dove l'impiantazione dell'Ordine è recente, stanno crescendo rapidamente. La situazione dell'Ordine è tale che emerge con tutta chiarezza la necessità di nuovi e diversificati stili di vita e di formazione, capaci di rispondere alle esigenze culturali e sociali delle differenti regioni. La presenza dell'Ordine in tutti i continenti fa sentire la speciale urgenza di una sua maggiore identificazione con il mondo dei poveri e degli oppressi e da luogo ad una nuova coscienza di ciò che significhi essere «frati minori».
DIVERSITÀ
10 Il principio della pluriformità nelle nuove costituzioni e i cambiamenti che esso ha portato ci pongono oggi di fronte a modelli di vita e di formazione abbastanza differenti fra loro.17 È difficile poter fare una classificazione. Temiamo di schematizzare una realtà che è viva e mutevole.
Per quanto riguarda la formazione, in alcune province è sentito molto il problema del tipo di fraternità in cui deve avvenire la formazione dei candidati, del loro modo di partecipazione alla vita reale vissuta in una determinata provincia e del ruolo delle case di formazione per un effettivo rinnovamento dell'Ordine.
11 Nonostante tutte le differenze, c'è un profondo accordo su molti punti. Prova ne il presente documento. È l'unita dei motivi essenziali ispiratori della nostra vita. Una delle espressioni più genuine di questa unità è la ricerca, fatta in comune, per dare, attraverso la rilettura delle nostre fonti francescano-cappuccine, una risposta alla chiamata alla vita secondo il Vangelo.
12 La presente analisi dei nuovi contesti della formazione è una proposta per ogni provincia o area. Proprio per promuovere una vita fedele ai valori e all'ispirazione originaria francescano-cappuccina, le province o aree hanno bisogno di un piano di formazione (una «ratio formationis») che tenga conto della situazione storica, sociale, culturale, religiosa, ecclesiale del soggetto in formazione. Solo cosi i piani saranno efficaci per una genuina formazione nell'Ordine secondo i luoghi e i tempi.

2. Primato della vita fraterna evangelica

VIVERE IL VANGELO SULLE ORME DI S. FRANCESCO...
13 Nei nuovi contesti, ora descritti, siamo maggiormente stimolati a vivere il Vangelo a imitazione di san Francesco e dei primi frati dell'Ordine. Il ritorno costante alle origini, al quale oggi ci invita la Chiesa, è una delle caratteristiche della storia francescana e in particolare di quella dell'Ordine cappuccino. Non giungeremo mai a colmare il divario che esiste fra la nostra vita e quella di san Francesco; divario dovuto per un verso alla nostra debolezza e per l'altro alla figura di eccezionale santità del nostro serafico Padre.
...IN FRATERNITÀ
14 Il nostro Ordine è un Ordine di fratelli. La forma di vita evangelica che ci propone è la fraternità.18 San Francesco applicò questo termine prima di tutto all'Ordine nel suo insieme: «Io voglio - diceva - che questa fraternità si chiami l'Ordine dei frati minori».19 Il termine esprime quindi la realtà dell'Ordine, della provincia e della comunità locale.
...RICONOSCENDOCI FIGLIO DI UNO STESSO PADRE...
15 «Ci accogliamo vicendevolmente come fratelli»20 prima di tutto perché ci riconosciamo tutti figli di uno stesso Padre in Gesù Cristo e poi perché vogliamo progredire insieme nella comunione con Lui, attraverso la docilità quotidiana allo Spirito Santo.21 Al centro della nostra fraternità c'è dunque la preghiera comune, la contemplazione assidua di Cristo, particolarmente nei misteri della sua Incarnazione e della sua Passione,22 cioè quello «spirito di orazione e devozione»23 che fa di tutta la nostra vita e di tutto il nostro agire una espressione di amore filiale.24
...AMANDOCI GLI UNI GLI ALTRI
16 Essere fratelli significa amarci a vicenda. Questo amore ha delle esigenze molto concrete, come per esempio:
- creare nella fraternità un clima di famiglia, semplice e gioioso, dove ogni fratello possa realizzarsi liberamente;25
- sviluppare la mutua fiducia, la comprensione e la stima gli uni per gli altri;26
- manifestarci reciprocamente e con semplicità le nostre necessità;27
- mettere volentieri i nostri doni a servizio della fraternità;28
- praticare l'obbedienza caritativa e la correzione fraterna in uno sforzo permanente di conversione;29
- sostenerci nei momenti di difficoltà e di scoraggiamento.30

Non si sottolineerà mai abbastanza quanto contribuiscano a dare alle nostre fraternità il loro volto evangelico e francescano quei frati che si dedicano ai lavori della casa e si applicano a mantenere un clima di raccoglimento, di semplicità e di gioia.31
È proprio per mezzo di questi atteggiamenti e di queste attività che la fraternità si costruisce giorno per giorno nella minorità. Essa diviene il crogiuolo dove si Forgia la nostra vita evangelica.
IN UNIONE CON TUTTA LA FAMIGLIA FRANCESCANA
17 Favorendo sia lo spirito di preghiera come le relazioni vicendevoli, la fraternità, ben lontana dal ripiegarsi su se stessa, si apre ad accogliere gli altri, specialmente i membri della famiglia francescana.32 Di particolare stimolo e ricchezza sia per gli uni che per gli altri sono i contatti frequenti e familiari con i fratelli dell'OFS; e ciò proprio perché essi vivono il nostro stesso carisma di fraternità e di minorità, ma nella sua dimensione secolare.33 È bene quindi che le fraternità, sia a livello locale che provinciale, si preoccupino di organizzare attività comuni insieme ai laici francescani: incontri di preghiera, ritiri, convegni, attività apostoliche... Così potremo sviluppare concretamente l'interscambio vitale fra le nostre due fraternità.34
LA FRATERNITÀ COME TESTIMONIANZA
18 Il primato della vita fraterna deve essere sottolineato anche nel campo apostolico. Le nostre costituzioni affermano effettivamente che «il primo apostolato del frate minore è vivere nel mondo la vita evangelica nella verità, nella semplicità e nella letizia» e che accettiamo «qualunque opera di ministero e di attività apostolica, purché convenga alla nostra forma di vita». Dobbiamo quindi prima di tutto dare la testimonianza di una vita fraterna, vissuta con il popolo e per il popolo, con i poveri e per i poveri.35
A VOLTE INDEBOLITA DALL'INDIVIDUALISMO
19 Questa testimonianza si trova indebolita quando i frati, individualmente, si dedicano talmente alle attività, di carattere ministeriale o di altro tipo, che essi non trovano più il tempo di pregare con gli altri, di percepire le loro necessità, di partecipare alla vita di fraternità e di prendere parte ai lavori della casa. I CPO di Quito e di Taizé hanno già attirato l'attenzione su queste deviazioni.36
E SOPRATTUTTO DA UN DIFETTOSO STILE DI VITA
20 Il primato della vita fraterna nel campo apostolico è ancora maggiormente indebolito in alcune province e aree a causa di uno stile di vita che vi si è sviluppato. Tale modo di vivere è organizzato in funzione delle esigenze del ministero più che in funzione della testimonianza di vita fraterna. Ci si trova allora di fronte ad una comunità di sacerdoti che si ispirano alla spiritualità francescana piuttosto che di fronte ad una fraternità di frati minori che si sforza di vivere il Vangelo.37
Senz'altro dobbiamo vedere in questa situazione una delle cause della costante diminuzione delle vocazioni dei fratelli. Cosa li può ancora attirare, quando vedono che la nostra vita è strutturata quasi esclusivamente in funzione di una comunità di sacerdoti?
CONSERVARE ALL'ORDINE IL SUO CARATTERE DI FRATERNITÀ MINORITICA
21 Queste constatazioni non portano evidentemente in nessun modo alla condanna del ministero sacerdotale, ma mostrano che in molti luoghi noi esercitiamo tale ministero senza discernimento sufficiente, in modo che corriamo il rischio di spingere l'Ordine verso una clericalizzazione sempre maggiore. Sembra che si sia caduti nella «trappola» della nostra stessa generosità, la quale ci ha spinti a rispondere ai bisogni urgenti delle diocesi, senza tener conto a sufficienza del carattere proprio della nostra vocazione di frati minori.38 Se vogliamo conservare all'Ordine questo suo proprio carattere ci è assolutamente necessaria una consistente presenza di fratelli. Nello sforzo di rinnovamento della nostra vita fraterna riconosciamo di trovarci di fronte a questo problema.
CONCLUSIONI PER LA FORMAZIONE
22 Al fine di conservare e di confermare il primato della vita evangelica fraterna suggeriamo i seguenti impegni:
- nella pastorale vocazionale dobbiamo mettere l'accento sulla vita fraterna come caratteristica della nostra forma di vita e non sull'una o sull'altra attività, anche se si tratti dell'attività sacerdotale;
- ad ogni tappa della formazione è necessario insistere sugli aspetti essenziali della vita fraterna fra di noi (preghiera comunitaria, contemplazione, servizio), come anche sulla nostra maniera particolare di incarnare il Vangelo nel mondo attraverso la fraternità vissuta come minori fra i poveri;
- bisogna distinguere chiaramente la formazione al sacerdozio o a una professione. Nei primi anni dell'iniziazione, soprattutto, la formazione alla nostra vita deve avere la priorità assoluta;39
- siccome siamo un Ordine di fratelli e «in ragione della loro stessa vocazione tutti i frati sono eguali»,40 la formazione alla nostra vita deve essere uguale per tutti. È anche desiderabile che, seguendo in questo il modo di esprimersi della Regola, del Testamento e delle costituzioni, prendiamo l'abitudine di chiamarci tutti «fratelli» senza distinzione;41
- sempre per il fatto che san Francesco ha voluto che fossimo un Ordine di fratelli, gli uffici a servizio della fraternità - a livello di Ordine, di provincia e di fraternità locale - devono essere accessibili a tutti i frati;42
- è necessario offrire a tutti la possibilità di uno sviluppo culturale, umano e spirituale secondo le capacità di ciascuno e in conformità alla nostra vocazione francescana;43
- ci si deve anche sforzare di trovare forme nuove per i nostri servizi tradizionali nella Chiesa e nel mondo: predicazione della parola di Dio, opere di misericordia, lavoro, formazione dei fedeli alla preghiera contemplativa, ecc.44

3. Inculturazione

CONTESTO
23 Negli anni recenti diversi documenti della Chiesa e dell'Ordine hanno richiamato l'attenzione sul principio della pluriformità. Questi documenti restano ancora validi e richiedono da noi attenta riflessione e convenienti applicazioni.
Tuttavia esiste un problema connesso con la pluriformità, che deve essere preso attualmente in seria considerazione, costituendo una delle più urgenti priorità sia per la impiantazione dell'Ordine, sia per la formazione. Si tratta del problema dell'inculturazione. Soltanto affrontando questo problema con vera saggezza, si può sperare che l'unico spirito evangelico e francescano si possa incarnare nella vita degli individui come in quella delle varie culture. Allora la pluriformità delle espressioni potrà irraggiare ovunque una autentica fraternità di amore, fraternità tanto desiderata da san Francesco.
24 In molte parti del mondo il messaggio evangelico si incontra con culture antiche e altamente sviluppate. In tali aree non ha potuto esercitare grande influsso. D'altra parte si incontra anche con un nazionalismo aggressivo, che lo rigetta come portatore di atteggiamenti indesiderati e di valori e modi di essere propri di una cultura straniera. E dappertutto nel mondo si trova di fronte a modelli di cultura in movimento.
Nelle nazioni di recente indipendenza sono chiari una nuova coscienza della propria identità culturale e il desiderio di crescere nelle forme e nei valori della propria cultura.
Una nuova coscienza della legittimità e necessità della inculturazione si è fatta strada nella Chiesa, specialmente durante e dopo il Concilio Vaticano II.
Le chiese locali in molte regioni sono ben lontane da essere davvero inculturate nel proprio ambiente. Per varie ragioni storiche, prevale in esse un'atmosfera di paura e di resistenza, unita anche al complesso di essere minoranza. Conseguentemente, il processo di inculturazione spesso si trova di fronte ad ostacoli, sia psicologici che sociologici, che provengono dall'interno delle stesse chiese locali.
CULTURA
25 Il termine «cultura» non significa affatto sempre la stessa cosa. Noi, parlando di inculturazione, usiamo il termine fondamentalmente in senso sociologico per riferirci al complesso di atteggiamenti, valori, istituzioni, creazioni artistiche, linguaggio, relazioni umane e sociali, ecc. Essa è il risultato della memoria collettiva della storia e della eredità di un popolo, che modificano e sono modificate dai suoi ideali, necessità e aspettative che si fanno strada nella realizzazione del proprio destino.
FEDE E CULTURA
26 Il Vangelo non si identifica con la cultura ed è capace di permeare ogni cultura, senza asservirsi ad alcuna, senza perdere nulla della sua unicità come messaggio di salvezza.45 Lo stesso deve dirsi dei valori francescani essenziali, non essendo essi fondamentalmente che valori evangelici.46
L'inculturazione non è solo una questione di trapianto del Vangelo e dell'Ordine in un'altra area culturale o di adattamento ad un'altra cultura o al cambiamento dei modi di cultura. È assai più che questo. L'inculturazione è il tentativo di far nascere di nuovo Cristo in una data cultura. Essa cerca di trasformarla con la potenza dello Spirito del Cristo risorto, che è inizio di una nuova creazione. È il profondo inserimento della fede e dell'Ordine nelle realtà socio-culturali di oggi. Considerata in termini di chiesa locale, l'inculturazione è l'integrazione dell'esperienza vissuta di una chiesa particolare nella cultura di un popolo particolare. In rapporto all'Ordine, essa implica l'integrazione dell'esperienza vissuta del carisma francescano-cappuccino nella cultura del popolo in mezzo al quale i frati vivono e lavorano.47
L'inculturazione tuttavia non deve essere intesa solo come processo per il quale le «chiese giovani» e le nazioni di recente indipendenza cercano di realizzare e vivere la loro identità. È un processo che si riferisce a tutti i paesi e a tutte le chiese, in quanto la cultura non è una realtà statica, ma una realtà viva e dinamica, soggetta a mutamenti e a crescita.
REALTÀ UNIVERSALE
27 Le realtà economiche e sociali esercitano un grande influsso sulla cultura di una società. La fede deve entrare nei valori, nelle norme e nelle prospettive dei progetti economici e sociali, mettendoli criticamente a confronto con il Vangelo e così purificandoli. Questa esigenza investe ogni tipo di inculturazione.
Il motivo e modello supremo di inculturazione è l'incarnazione del Verbo. Questo atto unico di integrazione di universalità e particolarità nella persona di Cristo va visto come il fondamento di ogni inculturazione.
L'inculturazione corrisponde pienamente allo spirito e alle intenzioni di san Francesco, che visse in intima comunione con il mistero pasquale di Cristo, unito con tutta la creazione.48 Egli vuole che i suoi frati osservino, dovunque si trovino, il santo Vangelo del nostro Signor Gesù Cristo, ma sempre secondo le circostanze di tempo e di luogo.49 Così l'identità francescano-cappuccina può e deve essere vissuta nella sua interezza in tutte le culture.
MUTUO ARRICCHIMENTO
28 L'inculturazione porta ad un arricchimento mutuo. Proprio come la Chiesa e l'Ordine possono essere dei fattori che arricchiscono le culture, così queste possono essere un arricchimento per la Chiesa e per l'Ordine.
Alcune culture hanno valori e stili di vita che sono particolarmente congeniali al carisma francescano-cappuccino.
L'inculturazione non implica solo accettazione dei valori, delle norme, dello stile di vita, ecc. di una data cultura, ma anche una rivalutazione critica di queste a partire dal Vangelo, una volta che la fede e l'Ordine sono inseriti nella cultura.
L'inculturazione richiede che, pur essendo fermamente radicati nella propria cultura, si sia aperti alle ricchezze e ai valori di altre culture. In questa maniera ci sarà un continuo dialogo tra di loro, che le renderà fertili e le farà crescere continuamente in un processo creativo.
LE «SUBCULTURE»
29 Deve essere preso in considerazione anche questo fatto: che ogni cultura è un complesso di «subculture», le quali esistono l'una accanto all'altra perfino nella stessa area. Gli intellettuali, gli studenti, gli operai, i giovani, la classe media, i poveri, tutti hanno una loro subcultura, con sue specifiche caratteristiche, sensibilità e tensioni. Di conseguenza la conoscenza di una cultura deve essere acquistata soprattutto attraverso il contatto vissuto con essa, con i suoi modi di essere, i suoi valori, ecc. ll messaggio del Vangelo e i valori francescani potranno davvero raggiungere i vari gruppi («subculture») soltanto se sapranno realmente affrontare le sfide che questi presentano e rispondere alle loro esigenze.50
INCULTURAZIONE E FORMAZIONE
Cercando di vivere il carisma francescano-cappuccino deve essere presa in considerazione la situazione sociale, economica, etica del popolo nel quale viviamo e operiamo. L'inculturazione richiede solidarietà, specialmente con i poveri e con il popolo semplice.
L'inculturazione comincia con il popolo. Non può essere dettata dall'alto. Deve crescere organicamente dal basso. La formazione quindi deve incoraggiare l'iniziativa e la libertà creatrici. Solo in un'atmosfera di libertà e fiducia, sorretta dalla fede, l'inculturazione può avere esito.
La dove c'è ancora timore e resistenza di fronte all'inculturazione, è necessario curare un processo di sensibilizzazione e iniziare gradualmente ad essa il popolo e la chiesa locale. In questo campo dobbiamo essere capaci di agire con discernimento e saggezza, ma nel medesimo tempo dobbiamo avere, come san Francesco, un ruolo profetico al servizio di un autentico rinnovamento nello Spirito.
30 L'agente primario dell'inculturazione e la comunità vivente della chiesa locale. Per questo: sia coloro che sono in fase di formazione iniziale, sia coloro che sono in fase di formazione permanente devono identificarsi con le tradizioni, la spiritualità, la liturgia, ecc. della chiesa locale. Essi devono essere profondi conoscitori dei valori della loro cultura e anche impregnati dell'esperienza di preghiera e di Dio dei loro «saggi», esperienza che costituisce l'autentica anima di una cultura.
I frati durante il periodo della formazione iniziale non devono essere tolti dal loro contesto culturale. Fin dall'inizio devono cercare di acquistare una profonda conoscenza delle attitudini, dei valori, delle norme, dello stile di vita, dei modi di pensare e di agire, del linguaggio, dei simboli, dell'arte, della letteratura, ecc. della propria cultura. E questo soprattutto attraverso una genuina esperienza e un vitale contatto con il popolo. Devono essere allenati a discernere i valori della propria cultura alla luce del Vangelo.
In quanto possibile, i formatori dovrebbero provenire e formarsi nel proprio ambiente culturale. Tuttavia, anche in caso diverso, devono essere pervasi da una carità autenticamente cristiana per il popolo e la sua cultura e sentirsi in solidarietà con essa.
Il programma formativo dei frati dovrebbe includere anche un coerente programma di inculturazione sia per coloro che sono in formazione iniziale che per coloro che sono in formazione permanente.
Centri francescani continentali, regionali e interprovinciali possono aiutare la causa dell'inculturazione, contribuendo ad analizzare e specificare la propria identità culturale in termini di realtà etnica, religiosa, sociale ed economica. L'Ordine a livello generale può svolgere un ruolo importante nella promozione e coordinazione di un dialogo interculturale, in modo che la varietà delle espressioni culturali converga verso l'autentica unità e l'universale fraternità di tutto l'Ordine. L'unità a cui si deve tendere è l'unità di fede, di servizio mutuo e di partecipazione, l'unità della vera fraternità nello spirito del Vangelo come fu vissuto da san Francesco.51

4. Principi generali di azione

Partendo dalla priorità della nostra vita evangelica fraterna e dalla necessità dell'inculturazione, si possono stabilire alcuni criteri generali e alcune linee direttive per la nostra formazione.
IL PRINCIPIO DELLA PRIORITÀ DELLA VITA EVANGELICA
31 Il principio della priorità della nostra vita evangelica fraterna significa fare scelte radicali secondo il Vangelo vissuto da san Francesco nelle sue varie dimensioni di preghiera, povertà, minorità, opzione per la pace. In virtù di questo principio le decisioni saranno prese in modo da promuovere soprattutto la vita fraterna comune.
IL PRINCIPIO DI INCULTURAZIONE
32 Il principio dell'inculturazione richiede che la nostra vita sia tale da essere profondamente inserita nella realtà socio-culturale delle diverse regioni. Questa inculturazione riguarda le diverse culture con le loro caratteristiche, i loro valori e le loro attese, come pure i rapidi cambiamenti che intervengono in esse. La diversità delle situazioni esige la pluriformità della nostra vita, nel senso che essa va vissuta in forme corrispondenti ai luoghi e ai tempi.
IL PRINCIPIO DI PARTECIPAZIONE
33 Il principio della partecipazione significa che la formazione è un fatto di crescita e maturazione se il frate singolo e le fraternità superano la tendenza a crearsi un mondo chiuso e partecipano invece alle esperienze degli altri. Nessuno può maturare da solo, tutti hanno bisogno degli altri. In un tempo che da grande rilievo alla autorealizzazione e nello stesso momento cerca nuovi modelli di convivenza, questa apertura agli altri e questa capacità di partecipare, è fonte di arricchimento spirituale e culturale, come pure serve a superare la contrapposizione esasperata che alle volte può ritrovarsi nel binomio persona-istituzione. In virtù di questo principio di partecipazione si deve favorire la fraternità aperta, specialmente all'Ordine francescano in tutte le sue componenti. Questa apertura sarà di stimolo ad un approfondimento e ad una migliore attuazione dei comuni valori francescani.52
IL PRINCIPIO DI INTEGRAZIONE
34 Per il principio dell'integrazione la formazione deve aiutare il singolo e le fraternità nell'assimilazione dei valori e delle esperienze. Alcuni valori non si possono integrare facilmente, come i valori preghiera-attività, autorealizzazione-comunità, formazione intellettuale ed esperienza vissuta, ecc. Solo riuscendo a fare una sintesi vitale dei valori e delle esperienze nelle diverse fasi della vita, l'uomo realizza la sua unità interiore e può evitare posizioni esasperate. Anche le rinunce, quelle scelte liberamente per il Vangelo e quelle imposte dalla vita, devono rientrare in questa sintesi vitale.
PRINCIPIO DI CONVERSIONE
35 Il principio di conversione ci permette una revisione continua dei modelli di vita alla luce del Vangelo. Nei diversi cambiamenti e all'emergere di nuovi valori, solo una tale coscienza critica può compiere le scelte conformi alla propria vocazione.


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