Arsenio
da Trigolo, Pensieri sparsi
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Un mezzo molto utile per assuefarsi a recitar bene le orazioni vocali
si è il far sopra di esse un poco di meditazione col secondo o terzo
modo di orare, cioè meditarne il senso e questo non già
mentre si devono recitare, ma pigliar un tempo a parte, come quando si
vuol far meditazione. Allora avviene che quando poi si dovranno recitare,
la mente facilmente ricorderà il senso e il cuore le reciterà
con devozione.
[63] 3 maggio [1903]
Mezzi efficaci per ridurre le anime
al bene e portarle alla perfezione.
1) Far capire bene, in modo che ne sien persuasi, il fine per cui siamo da Dio creati: per conoscerlo, riverirlo, lodarlo, servirlo.
2) Il fine per cui ci [ha] dato tutte le altre creature, cioè per usarne a servirlo, e non per abusarcene, volendo con esse soddisfare a' nostri capricci, alle nostre passioni, cupidigie etc. etc.; così dei nostri sensi e facoltà, perché Iddio ce le ha date? per offenderlo con esse? Certo che no, e dunque noi che uso ne abbiamo fatto finora? ovvero che abuso? il padre non concede al figlio in dono un bel coltello perché l'usi per ucciderlo, né il padrone regala al servo il danaro perché l'usi a comprare un veleno per avvelenarlo: eppure consideriamo bene l'uso fatto da noi dei doni di Dio, e troveremo di averli spesso usati per offenderlo. E così dicasi di tutte le creature che ci circondano e che usiamo, come del cibo, vestito, impiego, dignità, fortuna, ricchezze, onori, sanità. Oh! quanto abusiamo di queste cose contro Dio, offendendolo con questi stessi suoi doni.
Far dunque capir bene che tutte le creature visibili, ossia materiali, cibo, vestito etc., e invisibili: onori, disonori, sanità, infermità, fortune, sfortune, ossia morali, tutti da Dio ci sono dati perché ce ne serviamo a servirlo, e quindi non sono che mezzi che bisogna usarne né più, né meno di quel che ci giovano a servirlo: usarli se ci servono, privarcene se ci nuocciono al suo servizio.
3) Dunque è necessario farci indifferenti verso questi beni o mali che sieno, e non desiderar più li uni, né rifuggir dagli altri, se non in quanto ci servono o meno a servir Iddio.
4) Tutti i peccati provengono da questa mancanza d'indifferenza, volendo noi ciò che non vuol Iddio o non volendo ciò che Egli vuol da noi, ossia dalla mancanza di uniformità alla sua SS. volontà.
[64] 5) Capito ben questo, far lor ben capire la gravezza del peccato che è una ribellione alla volontà di Dio e come da lui terribilmente punita negli angeli ribelli, in Adamo ed Eva e in tutti i dannati.
6) Capito ben questo, far capire come al peccato tien sempre dietro la pena, come l'ombra al corpo, e così Iddio coll'inferno punisce i ribelli alla sua volontà. Quanto dunque importa pentirsi de' propri peccati e cancellarne la colpa colla contrizione e confessione. O penitenza breve in questa vita, o eterna nell'altra.
7) Che cosa è che ci induce a peccare? L'amore dei piaceri, degli onori, l'avidità della roba, la smania di comparire, godere etc. etc. Or tutto questo finisce colla morte che può capitare d'un momento all'altro, e sarà prudenza per vani e miseri finti beni, perdere i beni eterni, l'eterna felicità [per] un poco di piaceri passeggeri? E far capir bene come la morte ci spoglia di tutto, fa orribile strage del nostro corpo, oggetto de' nostri peccati.
8) Far ben comprendere come il Signore è tutto cuore per chi vuol abbandonare il peccato e far ritorno a lui (parabola del Figliuol prodigo).
9) Purificata e allontanata così l'anima dal peccato, insegnar i mezzi come può conservarsi nel servizio di Dio, con due mezzi efficaci: Meditazione ed Esami. E qui far capir bene e spiegare i tre modi semplici di meditare, fatti per chiunque, e l'esame generale, e specialmente poi il particolare, per togliere le male abitudini, i difetti. E qui insegnare come farlo, e come notare i difetti o col coroncino o col mettere una piccola moneta in una parte del corpino; e per meglio riuscire si può stabilire, potendolo, di dare poi quella moneta ai poveri, e simili altri modi di notare i difetti ogni qualvolta si commettono, poi notare sul librettino.
[65] 10) Quando si vede che l'anima è tutta intenta a tenersi purgata dei difetti, inviarla alla imitazione di Gesù Cristo, specialmente nelle virtù della sua infanzia e vita condotte in Nazaret: obbedienza, umiltà, lavoro etc. col farla meditare questi misteri onde eccitarsi all'imitazione delle virtù di cui in essi Gesù Cristo ci dà esempio, e procurare mediante l'uso dell'esame particolare di praticarle, ciascuno secondo il proprio stato.
11) Per le persone poi che devono attendere alla perfezione della vita apostolica, come sacerdoti, gioverà molto l'esercitarsi oltre in questi misteri, anche e molto nei misteri della vita pubblica di Gesù Cristo e procurare coll'uso dell'esame particolare imitarne le virtù.
12) I misteri poi della passione sono utili a tutti, ma specialmente sono necessari per le persone tribulate o fisicamente o moralmente.
13) I misteri poi dopo la risurrezione sono i più adatti ad eccitare all'amor di Dio e questi sarebbero i proprii della vita unitiva, mentre le meditazioni sulla infanzia e vita pubblica, sarebbero per la via illuminativa, e le altre sui novissimi più proprii della vita purgativa.
N.B. Ciò però non toglie che non giovino tutti per tutte
le vite; poiché spesso anche ai proficienti e perfetti giova
ancora il meditare i novissimi poiché ove manchi l'amore
al servizio di Dio, aiuti il timore, perciò di tanto in tanto
giova rimeditarli.
A chi medita, e dando agli altri da meditare, non ci vogliono i bei
motivi, ossia belle ragioni e periodi, ma motivi forti, ragioni efficaci,
forse non tante, anche poche, ma queste ben ruminate, meditate fanno
più che molte appena ascoltate o lette.
Insegnare e predicare cose praticabili e non solo speculative o ammirabili. Vi sono alcuni scrittori anche d'ascetica che insegnano e scrivono cose bellissime, di sottilissima perfezione, ammirabilissime, ma che per la pratica poi vi si richiedono aiuti specialissimi, come ebbero quei santi che le praticarono e da cui quelli scrittori le cavarono e le propongono alla pratica comune di chi tende alla virtù e perfezione; e siccome per la pratica di esse vi si richiede aiuti speciali o specialissimi, che Iddio non suol dare a tutti, ma solo cui egli piace, avviene che dette letture restano infruttuose sebbene di cose meravigliose e di sottilissima perfezione. L'andare per queste vie specialissime non è di tutti, ma solo di quelle anime che Iddio chiama lui per esse, con ispeciali ispirazioni, le quali poi sono raramente tali, se Iddio insieme con esse dà loro anche gli aiuti speciali di praticarli.
E il voler accingersi a praticare certe cose sublimi senza speciali
aiuti di Dio, è pericoloso, e il demonio ci può avere la
sua parte.
Per preparasi a riceverlo bisogna:
1) Purificare le anime nostre e questo lo si ottiene: a) colla considerazione del fine per cui siamo creati onde vedere da dove siamo deviati, e cercare di rimetterci in cammino (fine dell'uomo). b) Col togliere gli ostacoli che sono i peccati, e questo lo si ottiene col procurare prima la detestazione di esso, e questo colla considerazione del gran male che esso è in se stesso, nei gravi castighi inflitti agli angeli ribelli, ad Adamo ed Eva, e in noi, peccati proprii. c) Col proporre di voler sempre fuggirlo per l'avvenire, e questo lo si ottiene colla considerazione dell'inferno. d) Col riordinare la vita nel retto sentiero a camminare diritto al fine nostro, e questo ce lo addita il lume della candela della morte; la considerazione della morte ci distacca dalle occasioni di peccare, roba, carne, onori, piaceri etc.
2) Col rivestirci delle virtù proprie dello Spirito Santo: a)
umiltà; b) carità; c) purità; d) la scienza nelle
cose della religione; e) la fortezza nelle avversità; f) timor di
Dio.
N.B. Si può usare per i primi tutti gli argomenti della prima
settimana degli Esercizi, usando per esordio un fatto o parabola evangelica.
E per i secondi, gli argomenti della seconda settimana, vita di Gesù
Cristo, la purità nella scelta d'una vergine per madre;
umiltà,
genitori poveri, nasce povero, vive povero; la scienza, crescebat
aetate, scentia et gratia etc. [Lc 2,40; carità, nel sacramento
eucaristico; fortezza, nella sua passione; timor di Dio,
se tanto castigò il peccato in Gesù Cristo che sarà
in noi.
La santità è perfezione consiste nel fare la volontà di Dio, nella conformità della nostra volontà con quella di Dio: voluntas Dei sanctificatio vestra [1 Ts 4,3]. Qual è la volontà di Dio? 1) È espressa. nei suoi dieci comandamenti; 2) nelle regole ovvero obblighi del proprio stato.
Per acquistare la santità da prima conviene avere di essa un gran concetto e stima, onde poi nasca in noi grande desiderio di essa. Ma questo non basta, bisogna appigliarsi ai mezzi per acquistarla, il che consiste appunto nell'osservare i comandamenti di Dio, le proprie regole o obblighi del proprio stato. Come si santificarono Maria e Giuseppe? nell'attendere con Gesù, dietro l'esempio di Gesù, ad adempiere i propri doveri. Non si legge di loro cose straordinarie in tutta la lor vita in Nazaret, solo che adempivano esattamente la legge di Dio e vivevano tra loro in santa carità, lavorando e pregando.
NB. E si può svolgere tutto l'argomento considerando punto per punto la vita privata in Nazaret che ci è appunto data per modello di santità nella vita comune. Poiché la vita di perfezione l'abbiamo piuttosto nella vita pubblica ove ci dà esempio di perfetto abbandono d'ogni cosa e vive nella perfetta povertà e distacco di tutto, solo occupato nelle cure e salute dei prossimi, nelle cose del suo divin Padre.
NB. Da chi è in vita comune, il Signore non pretende mica la santità de' Religiosi e anacoreti perché altrimenti li avrebbe chiamati colà e non al matrimonio, famiglia etc. Ciascuno dunque santo, ma secondo il suo stato.