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Messaggio
"Quando giunsero al luogo detto cranio, là
crocefissero lui e i due malfattori, uno a destra e
l'altro a sinistra. Gesù diceva: 'Padre, perdonali,
perché non sanno quello che fanno' " (dal Vangelo secondo Luca 23,33-34).
"E un altro passo della Scrittura dice ancora:
'Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto' "
(dal Vangelo secondo Giovanni 19,37).
Il nostro sguardo è ancora rivolto a "quel"
crocefisso, a "quel" costato trafitto dal quale
sgorgarono sangue ed acqua, a "quel" patibolo,
vero crocevia del mondo, dal quale discendono, copiosi,
il sangue del sacrificio e l'acqua sacramentale della
misericordia che redime.
L"Amore che non ha limiti nell'amare, che ama sino
al compimento - "dopo aver amato i suoi che erano
nel mondo, li amò sino alla fine" (dal Vangelo
secondo Giovanni 13,1) -, il Dio incarnato per la nostra
salvezza, ora sembra essere reso impotente dagli uomini.
La Parola ora sembra essere resa muta: ma "la parola
della croce", proprio in quest'ora, si rivela
"potenza di Dio" (dalla prima Lettera ai
Corinti 1,18).
La croce diviene così il trono regale di Gesù, come
avevano predetto i profeti: "sulle sue spalle è il
segno della sovranità" (Isaia 9,5), e la gloria
già riverbera il suo splendore nell'inatteso
riconoscimento da parte del centurione: "Veramente
quest'uomo era Figlio di Dio!" (dal Vangelo secondo
Marco 15,39).
Al termine dei misteri dolorosi ritroviamo la Madre che,
secondo il Vangelo di Giovanni, "stava presso la
croce", immagine e forma della maternità della
Chiesa, e con lei il discepolo che Gesù amava, figura di
tutti i credenti.
Ai piedi della croce ad ogni uomo che crede è donata
l'appartenenza alla nuova comunità, è aperta la via
della discepolanza, è preparato un posto in cielo.
Maria, siamo tuoi figli, prega per noi.
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