Frati Minori Cappuccini Lombardia
CONVENTO DI CASALMAGGIORE

SANTUARIO
MADONNA DELLA FONTANA

SANTUARIO DELLA FONTANA

Indice del Documento

NOTIZIE STORICHE

IL SANTUARIO

Sulla strada che da Casalmaggiore porta a Sabbioneta, attraversato il passaggio a livello della Ferrovia Brescia-Parma, e lasciato sulla destra il Cimitero, ci si inoltra nel verde della campagna sino a che non si intravvede da lontano il Santuario della Beata Vergine della Fontana, circondato da alti ippocastani che ne fanno un'oasi di silenzio e di pace.
Le sue origini si perdono nei secoli.
La tradizione parla di un affresco della Madonna allattante il Bambino Gesù, dipinto su un muro e di un pozzo di acqua freschissima cui la gente andava ad attingere acqua. Questa antichissima tradizione, sembra appoggiarsi su un presunto strumento notarile del 878, esistente nell'archivio della Cattedrale di Cremona, in cui si parla di una permuta di terreni tra due sacerdoti nella zona di «un pozzo di S. Maria non lontano da S. Pietro di Mascano» (Vicomoscano). Facciata Santuario della fontana
É certo che i fedeli portavano grande devozione a quella antica Immagine e che attribuivano virtù taumaturgiche alla Fonte, perché si immergevano nell'acqua invocando la intercessione di Maria per essere liberati dalle malattie.
Il miracolo della guarigione di un cieco dalla nascita che riacquista improvvisamente la vista e che è citato da tutti gli storici, ne è la prova.
In un manoscritto anonimo del 1623 leggiamo:
«La Chiesa della Fontana, dedicata all'Annunziata della Madonna, è fuori di Casalmaggiore mezzo miglio. Vi è un Convento de' PP. Serviti. La Chiesa è la più bella di Casalmaggiore: grande, proporzionata, e col volto maestro assai stimato dagli architetti. É divisa in tre navi, nelle cui collaterali esistono le cappelle. Fu edificata nel 1463, secondo una nota di un libro, ma si crede più antica. Fu eretta in occasione di miracoli operati da una immagine dipinta sopra un pilastro, vicino ad una fonte perenne di acqua, ove attualmente sono due bagni, uno per le donne e l'altro per gli uomini; nei quali quelli che vi entravano ricevevano la salute dalle loro malattie. Eravi una tavoletta, che tutti abbiamo veduta, la quale conteneva moltissimi miracoli e grazie, ma si è smarrita».
Preesistente allora al santuario attuale vi era già una Cappella. FONTANA Cripta o antica cappella
Il Romani, che scrisse la storia di Casalmaggiore dice: «Questa Cappelletta ora sottoposta al Presbiterio del predetto Tempio, preesisteva già da molti secoli, ed io vidi, al di dietro di essa, in tempi di mia fanciullezza, dipinti del sec. XIII e XIV, di miracoli fatti da quella Immagine».
Tutte le più nobili e facoltose famiglie concorsero alla costruzione e all'abbellimento del Santuario. Gli stessi Gonzaga, della vicina Sabbioneta, che per alcuni anni furono Signori di Casalmaggiore (1517-1522) vi contribuirono. Ebbero anzi il privilegio di esporre nel Tempio il loro stemma gentilizio, visibile sino al secolo scorso sul terzo arco della navata maggiore, a sinistra. Fontana: esterno
Nei momenti drammatici, di invasioni di truppe mercenarie straniere, di carestia, di siccità, peste, colera, alluvioni del Po, i cittadini hanno trovato nel loro Santuario della Fontana un riferimento sicuro: la certezza che la Madonna li avrebbe salvati e protetti.
Tre volte la Bassa Padana fu ridotta quasi allo sterminio dalla peste: nel 1497, nel 1528, nel 1630.
Nella peste del 1497 perirono più di mille persone. Disperato per tale strage, il popolo ricorse con gran fede alla sua Madonna. La grazia fu ottenuta, perché il flagello si allontanò. A memoria del fatto venne posta sulla facciata della Chiesa questa iscrizione, ora scomparsa:
VIRGINI MATRI
TEMPLUM OLIM VOVIT CASALMAJUS
ET PESTILENTIA LIBERATUM EST


L'ACQUA MIRACOLOSA

Il 1629-1630 fu un anno di lutto e dolore per la città di Casalmaggiore. La peste aveva colpito la cittadinanza e mieteva vittime ogni giorno. Le misure sanitarie, adottate dai Decurioni, di isolare i colpiti dal male, evitare gli assemblamenti per non diffondere il contagio, bruciare le. vesti e le suppellettili degli appestati, celebrare la S. Messa sulle piazze per evitare contatti con i possibili colpiti, avevano ridotto la moria, ma non l'avevano debellata. Un terzo solo della popolazione morì, mentre nel contado la mortalità fu assai più elevata. Fonte
Lo storico contemporaneo Ettore Lodi attribuisce questo alle acque salutari della Fontana e aggiunge: «Ma di ciò non contenta la Beata Vergine, grazie a grazie accumulando, fece di nuovo scoprire la miracolosa sua Immagine. Sotto confessione nella Chiesa della Fontana, risanò molte persone con quell'acqua salutare. Per la cui fama s'accrebbero la devozione e il concorso, così che riaperti i passi, vi confluivano da ogni parte, popoli interi, cantando processionalmente le di Lei laudi, facendo generose oblazioni e compiendo con la maggior edificazione, i loro voti. Né di così pia devozione si occupava soltanto il popolo minuto, ma con pari edificazione, vi accorrevano pure qualificati soggetti, conti e marchesi, e tutti con vasi, per seco loro, trasportare di quell'acqua miracolosa, cosicché ogni giorno miravasi, in gran copia, carri e somari di lontani paesi, mandati per levare di quell'acque benedette».
Ancora oggi sono numerosi i devoti, che, venendo a pregare la Madonna, si bagnano gli occhi e il viso e bevono l'acqua miracolosa che tante guarigioni ha operato.
A ricordo dello scampato pericolo della peste, gli antichi posero una lapide che ora si trova nel corridoio della Cancelleria:
ITEM FONS PESTILENTIAE MEDETUR
ANNO MDCXXX
SAEVIT ATROX ITERUM PESTIS SED FUNERIS AMPLI
EXTINXIT SUBITO VIRGINIS UNDA FACES
QUAMVIS FONS MODICUS MORTEM TAMEN OBRUIT ILLI
FECIT IN EXIGUO GURGITE NAUFRAGIUM
IOH. SIGISMUNDUS ARALDUS
GRATIA


IL "VOTO" DI MILANO

La peste del 1630 (ricordata dal Manzoni nei Promessi Sposi) che colpì gran parte d'Italia infuriò anche in Milano. In quel doloroso momento, il Senato di Milano ricorse alla intercessione della Madonna della Fontana e all'efficacia delle sue acque miracolose.
Dal Tribunale della Sanità di Milano venne mandata il 2 Luglio 1630 una delegazione di nobili milanesi, a offrire dodici ducatoni di Milano per far cantare una Messa solenne dinanzi alla suddetta Immagine, e altri 50 scudi d'oro da lire 6 imperiali da parte della Città di Milano, promettendo altri cento scudi d'oro, come voto, quando avesse ottenuto la grazia di vedersi liberata dal crudele flagello. Delegazione del senato di Milano
Il Notaio Agostino Canesi redasse l'atto notarile seguente: «Nell'anno 1630, martedì 2 Luglio, nella Cripta della SS.ma Madre di Dio, Vergine Maria della Fonte di Casalmaggiore, dall'illustrissimo Don Gerolamo Legnani, dopo aver ricevuto la Comunione e aver elevato preghiere al Dio Sommo e alla Vergine per la salute dello Stato di Milano, furono lette le Lettere dell'Illustre Tribunale di Milano del seguente tenore:
Alla Serenissima Madre di Dio e Madre di Misericordia
Il Presidente e i Conservatori di Sanità dello Stato di Milano, che spesso hanno avuto prove della Tua protezione, in questa dilagante pestilenza, spinti da grave necessità, avendo tentato inutilmente tutti gli umani rimedi, si rifugiano sotto l'inennarrabile fonte della Tua pietà, e con venerazione e cuore sincero, ti offrono un piccolo dono, non certo degno della tua Maestà, ma segno di un singolare affetto e di una certissima speranza, e invocano la tua singolare clemenza. Tu ascolta ed esaudisci benignamente e guarda e aiuta questa disperata Patria. Milano 26 Giugno 1630.
Firmato: il Presidente e i Conservatori dello Stato di Milano
Sottoscritto dal Cancelliere Giacomo Antonio Talliabo.»
L'acqua della Fonte venne portata a Milano con botti, dalla stessa Delegazione e distribuita agli appestati, con piena fiducia nella sua efficacia prodigiosa. Trascorsi sette anni dal Voto e cessata la peste, il voto fu sciolto, su sollecitazione con lettera dei Padri Serviti in data 16 Giugno 1637. I cento scudi d'oro furono usati per l'acquisto di paramenti sacri e per i lavori del Santuario.
Nella Cripta, sulla volta, sino al 1920 si poteva vedere un affresco che riproduceva la Delegazione dinanzi alla Madonna. C'è ancora fortunatamente un antico quadro votivo, che è nel Corridoio degli ex-voto, che ricorda il fatto.

FEDE E GRAZIE

Fontana: Ex voto 1700
Ex voto 1700 circa
Ingresso cripta con Fonte

Una sventura che sembra unica nella storia di questa terra del Casalasco, fu la terribile siccità, durata ben 6 mesi, che colpì il territorio (dicembre 1778 maggio 1779). La cronaca del tempo, fa l'allucinante descrizione delle torme di contadini affamate e febbricitanti che a piedi nudi, venivano alla Fontana ad implorare la grazia. E la pioggia cadde abbondante.
Altra pagina dolorosa, scritta nella storia di Casalmaggiore e della Fontana, è quella del colera che colpì nel 1855 l'Italia e gran parte dell'Europa. Casalmaggiore non ne rimase immune. ex voto 1830
«Frotte silenziose di uomini e donne, vecchi e bambini con lacrime e preghiere, supplicavano la misericordia della beata Vergine per tanto flagello», scrive un cronista del tempo.
Quasi subito il contagio sparì con gran gioia di tutti. Allora si vide lo spettacolo di una grandiosa processione al Santuario. Erano le popolazioni dei paesi rimasti quasi incolumi dal colera, che venivano, con tutto il clero, a ringraziare Maria. ex voto
La Città di Casalmaggiore non si accontentò di questa unica processione, ma, animata dalla fervente parola dell'Abate Mitrato Don Giuseppe Marenghi, emise pubblicamente il voto di recarsi processionalmente ogni anno, la terza Domenica di Ottobre, al Santuario, voto che fino a qualche anno fa venne mantenuto. Ora, purtroppo, non più.
Una lapide posta nel 1870, che ora si trova nel Corridoio della Cancelleria, attesta ai posteri il voto fatto. ex voto 1668
Le grazie che la Madonna nel corso dei secoli ha elargito ai suoi devoti sono raccontate dagli affreschi che si vedono nel Santuario, soprattutto nella Cappella a destra e a sinistra dell'Altare Maggiore, nelle iscrizioni sotto i diversi dipinti, che esistevano nella Cripta e che vennero corrosi dall'umidità delle pareti, ma di cui fortunatamente il Canonico Federico Federici, autore di una breve storia del Santuario, ci fa la descrizione. A sinistra entrando si leggeva: «Una moglie di un soldato, cadde in un pozzo con un bambino, dopo due ore salva da questa B. Vergine. Anno 1731» «ll Senato con la città di Milano in tempo di peste, ricorrono a questa Beata Vergine, ne sono miracolosamente liberati» «Uno storpio da questa Beata Vergine guarito» «Uno spiritato da questa Beata Vergine liberato» «Un soldato spagnolo, caduto col cavallo giù da un ponte, viene miracolosamente dalla B. Vergine salvato» «Uno, da' medici abbandonato, viene da questa Madonna salvato» «Un cieco, lavandosi gli occhi nell'acqua di questa Fonte, ricevette la vista, 1320» «Una donna spiritata, fu da questa B. Vergine salvata» «Uno con undeci carboni da questa Beata Vergine salvato». Madonnina con ex voto
Una antica incisione della Madonna della Fontana che al centro porta l'effigie della Madonna con sotto la scritta: «Il vero ritratto della Madonna Santissima della Fontana di Casalmaggiore dei Rev. Padri de' S ervi» , ha attorno, come una cornice, una serie di miracoli operati dalla Vergine. La rispettiva scritta sotto ciascuna di queste vignette, ne spiega il contenuto. La vignetta incisa nel quadretto collocato sopra l'effigie sacra centrale, indica il grande concorso del popolo a questo Santuario.
Accanto a questa vignetta, a destra di chi guarda, si vede steso sul giaciglio un ammalato che guarisce per virtù dell'acqua della Madonna, che gli viene presentata. Sotto, un'altra scena: una donna morta, ma richiamata in vita, per grazia della Beata Vergine. La donna si è alzata a sedere sul letto funebre e accanto sta il sacerdote Servita che la vegliava. Segue una quarta vignetta: un lebbroso condotto dinanzi all'Immagine della Madonna e mondato. Come pure è rappresentato guarito, un uomo affetto in una gamba da undici piaghe maligne. Il settimo quadretto, che viene a trovarsi sotto l'immagine centrale, descrive il flagello della peste che ha colpito una popolazione: molti appestati, sdraiati su letticiuoli, guariscono in virtù del ricorso alla Beata Vergine della Fontana. Nella vignetta a sinistra di questa, è raffigurata una donna inferma, spedita dai medici, ma che a mani giunte prega la Madonna ed è sanata. Risalendo da questo quadretto verso l'alto dell'incisione, un altro miracolo è illustrato: un uomo rattrappito che si sostiene sulle grucce e viene guarito. La nona vignetta rappresenta al vivo la violenza con cui lo spirito demoniaco tormenta un'ossessa; a nulla valgono gli sforzi erculei di un uomo e di una donna che cercano di trattenerla, solo la Beata Vergine supplicata la libera dal suo male. Nella decima e ultima vignetta è incisa la figura di un uomo storpiato immobile sul seggiolone e che ottiene la grazia. Affresco ex voto
Alcuni di questi miracoli dovevano un tempo essere pure dipinti sulle pareti della Cripta del Santuario. Infatti le parole che accompagnano la incisione, ripetono le stesse parole che si leggevano sotto gli antichi dipinti che come vedemmo ci ha tramandate il Federici e che sono riportate anche da un quadro votivo che si trova nel corridoio.
Altre tabelle votive che cantano la misericordia di Maria ricoprivano una volta tutte le pareti del Santuario. Molte divenute fracide e corrose dal tarlo andarono distrutte, altre furono disperse quando il Santuario venne adibito a caserma per il soldati e altre tolte negli anni in cui il Santuario fu senza l'assistenza dei Religiosi, cacciati dalla soppressione Napoleonica. Ma bastano quelle che rimangono, antiche e recenti, per dire la riconoscenza di tanti e tanti devoti che, ricorsi all'intercessione della Madonna, furono graziati.

I CUSTODI DEL SANTUARIO

Costruito il Santuario nel 1463 i Maggiorenti del Comune affidarono il servizio religioso ai Frati Servi di Maria. Essi abbandonarono il loro antico Convento, che sorgeva presso la Chiesa di S. Rocco in Castelnuovo di Casalmaggiore e che stava per essere distrutto dall'erosione delle acque del Po e giunsero alla Fontana il 31 Ottobre. Il nuovo Santuario venne dedicato all'Annunciazione del Signore per ricordare così la loro Chiesa Madre dell'Annunziata in Firenze.
Tela S. Pellegrino Lazioso Servi di Maria S.Francesco, s.Giuseppe da leonessa...
(Tela sec. XVII)
S. Pellegrino Lazioso
segno della presenza
dei Servi di Maria
(F. Chiozzi sec. XVIII)
S. Francesco
S. Giuseppe da Leonessa
S. Fedele da Simaringa
santi cappuccini
Successivamente dedicarono alcuni altari ai loro Santi; facendo anche modifiche e ampliamenti al corpo della Chiesa.
I Servi di Maria restarono alla Fontana sino al 1798, cacciati dalla soppressione napoleonica.
Il forzato allontanamento dei Religiosi portò ad un lento decadimento del Santuario. L'annesso Convento ricostruito sul vecchio ormai cadente, da P. Angelo Porcelli, Servita, nel 1749, venne venduto e, successivamente, in parte demolito.
La preziosa biblioteca, gli incunaboli e gli antichi documenti andarono dispersi, i gioielli offerti alla Madonna, e la stessa Corona preziosa che era sul capo della Vergine scomparvero.
La custodia del Santuario venne affidata a Sacerdoti anziani.
Dopo circa un secolo, il Vescovo di Cremona Mons. Geremia Bonomelli, desiderando far rifiorire il culto alla Vergine e dare alle popolazioni dei paesi vicini e ai pellegrini una assistenza spirituale, chiese e ottenne che i Frati Minori Cappuccini della Provincia Lombarda assumessero la cura del Santuario, cosa che avvenne nel Maggio del 1902.

ARTE

VISITA AL SANTUARIO



Fontana: Portale
Il Santuario venne costruito nel 1463: questa data è indicata da molti storici come la più sicura, ma le affermazioni del Romani sull'esistenza di alcuni affreschi, ora scomparsi , da lui vi sti personalmente , risalenti al seco lo XIII e XIV, alcune date scoperte recentemente sugli affreschi della parte anteriore della Chiesa: 1407 - 1433 1437 e soprattutto le indagini fatte alcuni anni fa su alcune suture murarie scoperte nel soffitto e lungo i muri perimetrali, fanno ritenere che il santuario sia stato costruito in due tempi. La data quindi del 1463 dovrebbe essere quella del rifacimento completo e dell'allungamento della Chiesa. Sullo stile del Santuario così scrive Mons. Franco Voltini: «Tra le costruzioni coeve del cremonese, il Santuario è forse quella che più ha assorbito gli spiriti gotici, con una sorprendente eccezione della volta a botte che probabilmente qualche tempo dopo la costruzione, sostituì una probabile capriata originaria. Fontana: Portale, mosaico La linea fortemente ascensionale che alla facciata attribuiscono la accentuata elevazione della fronte, e il profilo saliente delle ali laterali ha il suo riscontro, più che sul fianco, soltanto inferiormente scandito da lesene di scarso aggetto, nella nervosa articolazione delle tre absidi poligonali, di cui, quella centrale raggiunge una inconsueta altezza, determinata dalla presenza della Cripta sotto il presbiterio.
Fontana: Le 3 navate
Nell'interno, la navata centrale è delimitata dai grossi pilastri di sezione poligonale con capitelli a cubo smussato, dai quali si levano gli archi a sesto acuto che reggono la volta a botte; nelle navate laterali invece le volte presentano ancora le campate a crociera. Fontana: decorazione della volta

Una decorazione interessante, conservata fortunatamente nella sua genuinità è quella che orna la volta a botte e l'alto fregio sottostante. Fontana: Presbiterio e coro
Nella volta si distende una trama di fasce, intrecciate a formare larghi lacunari. Al centro di essi stanno cerchi con rosettoni, mentre agli angoli si svolge un motivo di girali e di delfini. La decorazione della volta è da attribuire ai primi decenni del '500».

Il presbiterio e il coro sono sopraelevati alla Cripta o antico santuarietto, al quale si discende per una larga scala centrale e le due minori laterali. Le absidi e il campanile sono del secolo XV.

INTERNO DEL SANTUARIO

Fontana: Giovanni battista e la Vergine Fontana: Giobbe e s. antonio Abate
Ammirato, prima di entrare in Santuario, lo splendido portale con decorazione in cotto delle due lesene portanti una trabeazione di stile rinascimentale, il visitatore, appena entrato, vede a destra un antico affresco, di Filippo Mazzola detto Filippo delle Erbette e padre del Parmigianino, raffigurante S. Bernardo, affresco che continua all'interno. L'affresco, purtroppo rovinato dal muro costruito per sostenere la cantoria, rappresenta la beata Vergine con il Bambino, seduta fra S. Giovanni Battista, S. Rocco e la B. Toscana Gualtieri. Il Luchini, nel suo testo apparso sulla Provincia di Cremona del 25-26 febbraio 1896, dice che l'affresco portava la firma: F. Del Mazo. Accanto è visibile un altro affresco della stessa epoca raffigurante S. Giobbe, S. Antonio Abate e S. Bernardo.
Nella seconda cappella, posta a destra entrando, vi è un quadro di un certo interesse del sec. XVII di scuola cremonese, rappresentante S. Filippo Benizi.
Fontana: s. Filippo Benizzi Nella terza cappella a destra: tela del pittore veneto Giambattista Damini (1727) rappresentante i sette Santi Fondatori dei Servi di Maria. Nella quarta cappella, sempre a destra: quadro di S. Pellegrino Lazioso, del sec. XVII. Fontana: Fondatori dei Servi di Maria Nella quinta cappella: affresco del sec. XV rappresentante S. Agostino, Vescovo di Ippona (la devozione popolare l'ha trasformato in S. Antonio Abate). La dicitura sopra l'affresco: S. Antonius Abbas è quindi errata.
Sotto l'altare in un'urna vi è un Cristo morto in legno: il pezzo è del sec. XVII e doveva appartenere ad un gruppo della Passione.
Nella sesta cappella a destra: affresco di S. Caterina Martire di Alessandria d'Egitto, con a lato scene del suo Martirio. L'affresco, sempre di autore ignoto, è del sec. XV.
Nella cappella posta a destra dell'Altare Maggiore, dedicata a S. Francesco, notevoli affreschi del sec. XV: sulla volta in alto, il Padre Eterno, la Gloria della SS. Trinità e Gesù Risorto (affreschi ormai irriconoscibili).
Sulla parete destra: Madonna di squisita fattura, portante su un braccio il Bambino e l'altra mano posata sul Vangelo, S. Antonio Abate e altre Madonne votive. A sinistra il quadro La Redenzione del pittore casalese Luigi Tagliarini (1966). Fontana: Altare maggiore Pala
All'Altare Maggiore: la Pala centrale che rappresenta l'Annunciazione è attribuita all'insigne pittore di Sesto Calende, detto Cesare da Sesto, (1477-1523) allievo di Leonardo da Vinci. S. Rocco, S. Martino, S. Antonio Abate e S. Giovanna d'Arco, affresco attribuito ai fratelli Pesenti di Sabbioneta.
Sulla parete a sinistra la tela raffigurante S. Francesco, S. Fedele da Sigmaringa e S. Giuseppe da Leonessa è del pittore Francesco Chiozzi (1730-1785); l'altra a destra rappresenta S. Anna ed è dello stesso autore. La scultura in legno della Cattedra per i pontificali, rappresentante S. Francesco, è di Alfredo Digiuni di Casalbuttano (1942), mentre lo schienale per i parati è stato scolpito da Francesco Umani di Viadana (1942): rappresenta scene della vita di S. Francesco.
Nella cappella a sinistra dell'Altare Maggiore, dedicata a S. Antonio, occorre sostare un attimo: a destra vi sono piccoli affreschi, in prevalenza Madonnine votive, da assegnare ai primi decenni del '500, che ripetono l'iconografia tipica della zona casalasca: la Vergine con il bambino in braccio e con una rosa in mano, in segno di riconoscenza, e, in ginocchio, ai suoi piedi, il graziato. Notare pure la decorazione in cotto sopra e sotto gli affreschi, che ripete la decorazione esterna della Facciata e delle Absidi.
Alla parete sinistra, altra graziosissima immagine della Madonna del sec. XIV.
Sulla parete dove c'è la porta che mette in sacrestia: una Madonnina in trono del sec. XV, e al lato sinistro in alto gruppo di donne presso il Sacro Fonte, e sotto le figure di tre Santi: S. Bernardino, S. Sebastiano, S. Omobono.
Scendendo, si incontra la Cappella, detta "dei francesi", perché sarebbe stata affrescata su ordinazione dei francesi, quando Casalmaggiore era sottoposta al Feudatario di Francia, il Gran Maestro Arturo Goffier. Al centro dell'affresco vi è il Santo cui è dedicata la Cappella: S. Rocco di Montpellier, patrono contro la peste; a sinistra S. Giovanna d'Arco che appare come una delicata figura in veste di guerriero con la spada, in atto di rendere omaggio alla Madonna della Fontana, cui ha offerto il manto regale, ricevuto da Carlo VII, il quale è raffigurato in piccole proporzioni, in ginocchio. Fontana: S. Giovanna d'Arco
L'affresco della Santa ha anche un valore iconografico, perché è la prima immagine della Santa, dipinta in Italia ed ha già l'aureola di Santa. In alto dell'affresco vi è la scena dell'Annunciazione, e a lato di S. Rocco una Santa Martire e S. Antonio Abate. A fianco destro ancora la Madonna col Bambino e S. Lorenzo Martire e sopra: La Sacra Famiglia. In una piccola nicchietta ancora una Madonnina col Bambino. Gli autori dell'affresco sarebbero i fratelli Pesenti di Sabbioneta.
Le cappelle successive, essendo scomparsi gli affreschi, sono state malauguratamente rimodernate: I'una é dedicata al Crocefisso con figure dipinte dal Prof. Vezzoni Palmiro di Rivarolo del Re e l'altra é dedicata al Sacro Cuore. Da notare sulla volta di questa cappella la decorazione originale primitiva lasciata intatta perché riporterebbe lo stemma gentilizio dei Gonzaga di Sabbionetta.
Si giunge così all'ultima Cappella, prima di uscire dal Santuario: al centro vi è la lapide sepolcrale del pittore Francesco Mazzola detto il "Parmigianino" (1509-1540) e l'affresco di S. Lucia (1506). Fontana: Tomba Parmigianino?
Che il Parmigianino sia sepolto alla Fontana lo afferma il pittore Vasari il quale, nelle Vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, scrive: «Francesco, finalmente, avendo sempre l'animo a quella sua alchimia, come gli altri che le impazzano dietro, ed essendo da delicato e gentile, fatto con la barba e chiome lunghe e malconce, quasi un uomo selvatico e un altro da quello che era stato, fu assalito, essendo mal condotto e fatto malinconico e strano, da una febbre grave e da un flusso crudele che in pochi giorni lo fecero passare a miglior vita. Volle essere sepolto nella Chiesa de' Frati dei Servi, chiamata la Fontana, lontana un miglio da Casalmaggiore e, come lasciò, fu sepolto nudo, con una croce d'arcipresso sul petto» (Vol. 9 Ed. Le Monnier - Firenze, 1853). Fontana: Autoritratto? Parmigianino
Non risulta con certezza che il corpo sia veramente sepolto nella Cappella, perché sinora non si sono fatti sondaggi per scoprire la salma. Alcuni studiosi pensano che il celebre pittore, sia stato sepolto in una fossa comune assieme ad altri appestati, sul sagrato del Santuario, come fa pensare la disposizione stessa data dal Mazzola di voler essere sepolto nudo, con la croce d'arcipresso sopra.
Il Parmigianino morì, probabilmente di peste, a 37 anni il 24 agosto 1540. La tradizione indica, come ultima abitazione del Parmigianino una cascina detta "Ca Rossa" non molto lontana dalla Fontana.
Alcuni affermano che abbia dipinto anche nel Santuario, ma non si é scoperto nulla che risponda alla tecnica e all'abilità del grande Maestro L'autoritratto accanto alla lapide (riproduzione fotografica) é stato scoperto nella Pinacoteca di Parma dalla Prof. Augusta Ghidiglia Quintavalle.
Sopra la bussola é da notare infine, l'imponente balconata e la struttura intarsiata in legno del settecentesco organo con sovrastante lo stemma dell'Ordine dei Frati Servi di Maria. Fontana: Via Crucis
I quadri in cotto della Via Crucis sono opera dell'artista casalese Guido Germani (1928).
Degni di particolare interesse sono i paliotti in scagliola che ornano l'Altare Maggiore e i sei Altari Minori. L'uso di questo materiale (si tratta di uno stucco ottenuto dalla mescolanza di gesso cotto con sostanze leganti e coloranti) si diffuse particolarmente nella zona in cui non si disponeva di cave di marmi o di pietre pregiate. L'invenzione di tale tecnica, che imita perfettamente la tarsia marmorea, è fatta risalire a Guido Fassi detto il "Conte" di Carpi (1584-1649), come poi saranno prevalentemente carpigiani gli artisti operanti nella nostra zona.
Giovanni Morandi, che ha dedicato una particolare attenzione ai paliotti del Cremonese e della Fontana in p arti co lare , ha individuato l' autore di quelli in Santuario nel sacerdote Giovanni Massa, nato a Carpi nel 1659.
Lo stesso studioso, ha distinto, nell'attività degli scaglionisti, e del Massa in particolare, due tendenze che si esprimono nella impostazione delle loro opere: quella floreale e quella architettonica.

Fontana: Palliotto Sono di questo secondo tipo i paliotti della Fontana: incorniciatura di trina bianca su fondo nero, ambientazione architettonica con rovine o costruzioni vagamente metafisiche, il pavimento a riquadri prospettici, e la Storia raffigurata in centro così minutamente, che quasi scompare nell'insieme.

LA CRIPTA E L 'AFFRESCO DELLA MADONNA

Sulla primitiva cappella, sorse verso l'anno Mille l'attuale Cripta (come lo confermano alcuni scavi fatti alle fondamenta), che custodisce la Venerata Immagine della Madonna. Come fosse l'antichissimo affresco è difficile precisarlo. Nelle antiche stampe la Vergine è rappresentata seduta su uno sgabello, con nelle braccia il Bambino Gesù che sta allattando. La veste era di color rosso e un grande manto azzurro, filettato d'oro e trapuntato di stelle, copriva la persona. Anche l'Immagine che ancora si intravvede non è la primitiva. Dipinta rozzamente da un pittore ignoto alcuni secoli prima del Mille, è stata continuamente ridipinta. Da un esame fatto dal Prof. Mantovani, socio onorario della Regia Accademia Brera di Milano, il dipinto visibile risale al secolo XIV, con altri successivi ritocchi fatti da mani inesperte ogni volta che per l'umidità l'Immagine perdeva i lineamenti e la coloritura.
Nel 1957 vennero eseguiti i lavori di restauro della Cripta. La Sovrintendenza alle Belle Arti di Verona fece diversi tentativi di strappo dell'affresco per salvarlo dal totale deperimento. Non avendo dato esito positivo, si ricorse all'abile pennello del pittore Odoardo Gherardi di Parma che, nel 1957, ci diede l'attuale Immagine che tiene presenti le. risultanze tradizionali dei colori e degli atteggiamenti e che è posta in Cripta dinanzi all'antica Immagine. Questa Immagine entrata nella venerazione del popolo, venne incoronata il 15 Agosto 1963 da Mons. Dario Bolognini, Vescovo di Cremona, nel V Centenario della Costruzione del Santuario.

Fontana: Antica immagine sacra
Fontana: Recente immagine
L'antichissimo e venerato
Affresco della Madonna
La recente immagine della
Madonna della Fontana

La stella d'oro, appuntata dal medesimo Vescovo l'anno 1964, ricorda la proclamazione della Beata Vergine della Fontana a Patrona del Casalasco.
Rimaneva però sempre vivo nei fedeli il desiderio di venerare l'antica immagine miracolosa della Vergine. Così, nel Dicembre del 1990, si rifecero numerosi tentativi per far ricomparire l'immagine antica, e dopo un lungo lavoro di consolidamento dell'intonaco, si è ripresentata alla devozione dei fedeli.
Il dipinto del pittore Gherardi di Parma venne collocato in un altare laterale.

PRESENZA ED ATTIVITÀ DEI FRATI

Nel santuario risiede una piccola fraternità di frati cappuccini per seguire pastoralmente il Santuario.
Data l'importanza che la Madonna della Fontana ha per la gente del casalasco e dei dintorni, il servizio pastorale consiste principalmente nell'accoglienza dei pellegrini per la celebrazione dei sacramenti.
Alla fraternità dei frati fanno riferimento la comunità locale dei francescani secolari (O.F.S), e un piccolo gruppo del Rinnovamento nello Spirito.
Al santuario, per il suo valore artistico, arrivano anche turisti che possono ammirare questo gioiello dell'arte locale, con i suoi numerosi piccoli affreschi, e opere d'arte di squisita fattura.
Accanto al Santuario vi é la casa del pellegrino che offre la possibilità di un rinfresco e di un ritrovo.

Le notizie storiche ed artistiche sono tratte dalla piccola guida artistica redatta da
P. Patrizio Antonio GALLINA, Il santuario della Beata Vergine della Fontana
Casalmaggiore CR 1995

SE VUOI CONTATTARCI
Convento Frati Cappuccini, Viale del Santuario 2
26041 CASALMAGGIORE - CR
Tel 0375-42279 Fax 42733


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