Frati Minori Cappuccini
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f. Bernardino di Balvano Cappuccino

SPECCHIO D'ORAZIONE

Nel quale vengono esposte con essenzialità la necessità e l'utilità della santa Orazione, nonché l'ordine da osservare in essa e i vantaggi necessari ed utili a tutti i cristiani.

Venezia 1564 per richiesta di Lorenzo Pegolo

Traduzione in linguaggio corrente 
di P. Costanzo Natali OFMCapp.

Cremona 1998

Indice


PREFAZIONE

 
L'inaspettata accoglienza, che i confratelli in formazione e alcuni professi, desiderosi di conoscere e vivere l'orazione mentale dei primi Cappuccini, hanno riservato alla traduzione in linguaggio corrente dell'opera di Giovanni da Fano (+1539), "l'Arte dell'Unione..." del 1536, mi ha disposto a tradurre e ad offrire, a questi confratelli, anche "Lo Specchio dell'orazione" (1553) di Bernardino da Balvano.
La scelta di questo autore è dovuta a diversi motivi.
Prima di tutto, P. Bernardino è uno dei primi autori spirituali della Riforma dei Cappuccini. Anzi, tra questi, è il primo ad aver scritto un trattato sull'Orazione mentale, frutto della predicazione, tenuta a Messina, in un Quaresimale.
Poi, per il rapporto di complementarità tra Giovanni da Fano e Bernardino da Balvano. Se Giovanni da Fano, infatti, nella sua opera descrive il cammino spirituale e di Fede, che conduce il cristiano alla Comunione con Dio, attraverso le tradizionali tre vie, purgativa, illuminativa e di unione, (itinerario, che si percorre con l'aiuto dell'orazione mentale) il Balvanese, nel suo trattato, si concentra solo sul metodo dell'orazione mentale. La sua preoccupazione è quella di insegnare come fare orazione mentale, perché, questa, diventi sostegno per il cristiano nel suo cammino di Fede. Quindi, tra "l'Arte dell'Unione" e lo "Specchio dell'orazione" c'è un rapporto di complementarità.
Un altro motivo, che mi ha portato a scegliere lo "Specchio dell'orazione", è il rapporto, che questo ha con il metodo della "Lectio divina". Infatti, P. Bernardino sviluppa il suo trattato nelle quattro fasi, cioè: Lectio, Meditatio, Oratio e Contemplatio, avendo, però, cura di apportare le caratteristiche proprie dell'Orazione mentale. Un metodo, quindi, che può essere accolto anche dalla sensibilità dei cristiani di oggi, una sensibilità orientata alla "Lectio divina" come metodo di meditazione e contemplazione dell'Amore di Dio Padre, che si è incarnato nel suo diletto Figlio e Nostro Signore Gesù Cristo.

 
Devo, ringraziare sentitamente la consorella dell'OFS, Prof. Cristina Donno, che, avendo familiarità col linguaggio del 1500, mi ha dato un prezioso aiuto nel lavoro di traduzione.
Anche qui ci sentiamo in dovere di sottolineare quanto già detto nella introduzione"all'Arte dell'Unione": siamo cioè consapevoli che, tradurre, è un po' tradire il testo originale, perciò è importante che, una volta colta la validità e del contenuto e del metodo descritti nello "Specchio dell'orazione", ci si rifaccia all'originale.
Avvisiamo anche che, per questa traduzione, abbiamo utilizzato la riedizione del 1564.

 
Affidiamo questo lavoro allo Spirito Santo, perché sia Guida e Maestro per coloro, che vogliono contemplare l'Eterno Amore di Dio Padre.

INTRODUZIONE

1. Brevi cenni biografici su P. Bernardino

 

 
 
 
 
 

Nacque verso la fine del 1400 e inizio del 1500 a Balvano, piccolo centro Lucano in provincia di Potenza. La sua famiglia portava il cognome Ferraris. Entrò dapprima nell'Ordine dei francescani Osservanti, dove ottenne una solida formazione biblico-teologica. Verso il 1533 passò alla Riforma Cappuccina nella provincia della Basilicata-Puglie. Fu Definitore, Guardiano e Ministro Provinciale. Quando, staccandosi dalle Puglie, si costituì la Provincia della Basilicata, ne fu il primo Ministro Provinciale.

Eminente predicatore popolare soprattutto al sud, mentre predicava a Messina nel 1533, gli uditori, entusiasti della sua predicazione, ne richiesero la presenza per ben due anni. Le caratteristiche della sua predicazione erano: la semplicità nel proporre l'argomento, sviluppato con passi della Scrittura e dei Padri, soprattutto Agostino; il fraseggiare agile; il frequente uso di immagini, proposte con ardore e veemenza; la grande vena di ottimismo e speranza.

Si ignora l'anno della sua morte.
 

2. Struttura del trattato "Specchio dell'orazione"
 

Questo volumetto tascabile è importante, non solo perché è il primo trattato "sic et simpliciter" di orazione mentale nella Riforma Cappuccina, ma anche perché è una testimonianza significativa dell'uso dei predicatori di trattare il tema della preghiera/meditazione e di insegnarlo ai cristiani attraverso i loro sermoni.

Balza subito agli occhi del lettore una non comune conoscenza biblica, soprattutto del NT e dei Misteri di Cristo. Di Bernardino si può dire, come di Francesco d'Assisi, che abitava nella Sacra Scrittura, come in casa sua. Si nota anche un raro equilibrio teologico, una profonda conoscenza della psicologia e del cuore dell'uomo, nonché una esperienza profonda di vita spirituale e di preghiera.

La struttura dell'opera segue quella della preghiera cristiana, cioè: preghiera vocale, mentale e mista.

Il Balvanese, infatti, spiega in che cosa consista la preghiera vocale, "la quale si fa con la sola voce" (Cap. I, che è sviluppata nel II° cap.). Poi quella mentale "la quale si fa con la voce interiore, cioè con la mente" (Cap. I, che viene sviluppata dal III° al XVIII° cap.). Infine quella mista, "la quale si fa con la voce e la mente" (Cap. I, che è sviluppata nel XIX° cap.). Come dimostra il numero dei capitoli, si sofferma a sviluppare maggiormente la mentale.

Dopo aver descritto le tipologie della preghiera cristiana, spende vari capitoli (dal XX° al XXXV°), per richiamare alcuni concetti importanti sulla natura dell'orazione, come la necessità, l'utilità, la preparazione, e sui Misteri di Cristo da meditare.

Riguardo alla natura dell'orazione, per il nostro autore si fa orazione mentale quando:
 

"l'anima appartata d'ogni pensiero, raccolta in sé ed elevata la mente a Dio, produce verso quello per pietoso affetto i suoi amorevoli atti, quali esser sogliono di tre sorti: oblativi [preghiera di offerta], postulatori [preghiera di domanda] e gratificativi [preghiera di rendimento di grazie].
 

Questi atti mettono in evidenza il carattere affettivo, tipico della spiritualità francescana, dell'orazione mentale.

Riguardo alla preparazione, sottolinea l'importanza del dono della fede cattolica e della sobrietà. Per il luogo, suggerisce che garantisca una certa quiete. Il tempo quotidiano, da riservare all'orazione, dovrebbe essere continuo; se questo non fosse possibile, consiglia che sia almeno un tempo congruo, la mattina e la sera. Da importanza anche al corpo con gesti adeguati al tipo di preghiera o di orazione.

Per Bernardino fonte dell'orazione è la Scrittura soprattutto il Vangelo, che lui propone in 33 Misteri, dove sintetizza l'opera di salvezza operata da Cristo, come vuole lo spirito delle Cost. 1536:
 

"...si exhortava li predicatori a imprimersi Christo benedetto nel core: e darli di sé possessione pacifica acciò per redundantia di amore lui sia quello che parli in loro" (Cap. IX).
 

3. Il metodo
 

Nella sua opera Bernardino evidenzia caratteristiche della tradizione monastica, come il metodo della "Lectio divina", della spiritualità francescana, e anche della "Devotio moderna".

Bernardino sviluppa il suo metodo attraverso i quattro momenti, o gradi, della "Lectio divina": cioè "Lectio", "Meditatio", "Oratio" e "Contemplatio". Poiché lo scopo di quest'opera era quello pratico di insegnare ad orare, sviluppa questi quattro momenti, applicandoli, come esempio, al Mistero della flagellazione di Gesù Cristo.

1° 'Lectio' o momento della lettura
Con la lettura del brano biblico o del Mistero di Cristo si cerca di mandare a memoria la struttura o i passaggi del contenuto. Bernardino suggerisce dei gradi, colti dalla logica e retorica antica: cioè, secondo le circostanze di luogo, di tempo e modo.

Poi passa alla considerazione di chi ne è il protagonista. Infine considera il fine, per cui il protagonista opera, il modo di agire della persona biblica, (se con umiltà, pazienza) e con quale animo opera.

Logicamente, questo è solo un suggerimento. Sarà l'orante a cercarsi, con l'aiuto dello Spirito, il modo più adatto per sé. L'importante è entrare dentro il Mistero.

2° 'Meditatio' o momento della meditazione
La meditazione "altro non è, se non l'attento pensiero della cosa che vuoi meditare, con la sottile investigazione delle ragioni [...]; sforzarsi interiormente, riscaldarsi in Dio e per tal modo disponersi devotamente agli atti dell'orazione". Qui mette in risalto la collaborazione dell'orante con la grazia dello Spirito Santo.

Bernardino afferma che il modo di meditare non deve essere unico, ma ognuno, aiutato dallo Spirito, deve scegliere il suo, in base al suo carattere. Importante è sapere che il fine, per tutti, è di "riscaldarsi dentro, per venire poi alla perfetta orazione".

Gli affetti, da tenere presenti nella meditazione, sono sei: amore, odio, timore, speranza, dolore, gioia. Logicamente egli propone un esempio di meditazione per ognuno di questi affetti.

3° 'Oratio' o momento dell'orazione
L'orazione "altro non è, eccetto che l'anima appartata da tutti altri pensieri ed elevata la mente in Dio per l'attenta lezione interiore e riscaldata per la meditazione con pietoso affetto di amore, di odio, di timore, di speranza, di dolore, di gaudio..., tutta infiammata, produce verso Iddio gli atti di essa orazione, li quali sono o esser possono di tre sorti: oblativi, postulativi e ringraziatori". Lui ne propone tre, ma ogni orante ne può aggiungere degli altri.

- Oblativo, o preghiera di offerta nel fuggire ciò che dispiace a Dio, nell'eseguire la sua volontà e nel tollerare le avversità.

- Postulativo, o preghiera di domanda, per essere liberati dal male, cioè dai peccati, e perché ci siano conferiti i beni dello Spirito Santo e della gloria celeste.

- Gratificativo, o rendimento di grazie per le grazie che ci ha donato nel passato, che ci dà nel presente e per quelle future.

Poco serve conoscere l'orazione e i suoi atti, se poi non la si esercita nella pratica. Per questo, Bernardino sottolinea l'importanza dell'uso pratico, relativizzando ogni metodologia teorica. A questo punto evidenzia la connessione tra meditazione (con l'intelletto) e orazione (con l'affetto).

4° 'Contemplatio' o momento della contemplazione
La contemplazione "è un dolce sentire e gusto soavissimo delle divine ricchezze, quando l'anima, purgata e fatta calda per la lezione di dentro e sacra meditazione, levata su in alto, fuori di questi transitorii pensieri per la frequente e devota orazione, rasserenata e posta in tranquillo, con mirabil sentimento degli divini misteri, gusta la superba bontà".

L'esperienza mistica porta ad una fruizione immediata di Dio, lasciando in noi degli effetti: illumina l'intelletto con meravigliosi sentimenti; infiamma la volontà con dolcezza mirabile; dà la capacità di amare fortemente con soavità. Qui si nota con chiarezza il carattere di passività dell'esperienza mistica.

Il gusto contemplativo, però, non va ricercato, ma va "lasciata la dispensazione del gusto spirituale, nelle contemplazioni, a Colui [che] distribuisce il tutto ordinatamente ad utilità dei servi suoi... ". Questo per allontanarsi dai semi-pelagiani, convinti che il risultato contemplativo fosse il frutto dell'impegno spirituale del singolo.

Ciò che conta nell'orante, perciò, è la disponibilità fedele all'orazione, per vivere la comunione con Lui, perché "essa orazione non è tanto più accetta a Dio quanto sente più gusto, ma sì bene quanto è fatta con maggior umiltà".


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