Arsenio da Trigolo,
Alcune
meditazioni in apparecchio alla S. Professione,
Giorno
5°, Meditaz. 1a
[5v.] Giorno 5. Med.
1.
Eccellenza e pregi della virtù
della Povertà.
Il voto dell'obbedienza è quello
che costituisce il religioso, quello della Povertà è il fondamento
e la base della perfezione Evangelica, di modo che non sarà
mai buon religioso quello che non sarà amante della povertà.
Quella è quella gemma preziosa tanto amata e ricercata dal nostro
Serafico Padre San Francesco; questa è quella virtù che tanto
piacque a Gesù Cristo, e da lui praticata in modo perfetto. Grande
è l'eccellenza e il pregio di questa virtù!
Considera come Gesù Cristo
la volle sempre sua compagna in tutta la sua vita mortale: dal presepio
al Calvario visse sempre in estrema povertà. Consideralo nella capanna,
al freddo, pochi panni appena lo ricoprono, non ha culla, né casa
ove ripararsi, solo due animali lo riscaldano col fiato. Cresciuto, è
costretto a lavorare per guadagnare il vitto. Nella sua predicazione poi
quale povertà: nelle vesti, cibi, povero in tutto, non ha dove posarsi
la notte, né danari per il vitto. Morendo sulla croce, anche le
sue povere vesti vengono divise tra soldati, e per seppellirlo ha bisogno
d'un lenzuolo e sepolcro per elemosina.
S. Bernardo dice: "La povertà
non si trova in cielo, abbondava in terra, ma l'uomo ne ignorava il valore.
E per questo il Figliuol di Dio, amando questa povertà sconosciuta,
volle scendere in terra, a fine di eleggerla per sé e renderla a
noi preziosa".
Egli è il Signore e padrone
di tutte le ricchezze, eppure volle essere in terra così povero,
acciocché col suo esempio della povertà diventassimo ricchi,
amando la povertà che ci fa acquistare ricchezze eterne.
[6r.] Oh, povertà evangelica
quanto sei tu preziosa, nobile, se un Dio umanato ti ebbe sì cara!
Disse un giorno Gesù Cristo alla B. Angela da Foligno: "Se la povertà
non fosse un gran bene, io non l'avrei eletta per me, né l'avrei
lasciata per porzione a' miei eletti". Dunque un povero evangelico è
un prediletto di Gesù, dunque la povertà è il dono,
il premio più grande che Dio concede a' suoi eletti. Così
è, anima mia. La povertà è quella virtù che
ci nobilita e ci fa grandi al cospetto degli uomini e di Dio, ci solleva
al più alto grado di perfezione, e staccandoci interamente dalle
cose caduche di questo misero mondo, anticipatamente ci fa gustare le celesti
dolcezze; prima di venire al possesso ci costituisce eredi e padroni, anzi
re dei tesori immensi del Paradiso. Ella è quel balsamo che ci purifica
da ogni sozzura mondana, che ci sgombra dal nostro cuore ogni minimo affetto
che sa di terra, e lo rende puro ed illibato, atto a ricevere le più
dolci impressioni del divino Amore. O preziosa, o nobile, o cara, o amata
mia povertà! Tu sei quella che di miseri mortali fai cittadini del
cielo; sei quella potente calamita che tira i nostri cuori a Dio. Chi non
ti amerà, chi non ti seguirà?! Il Serafico Padre Francesco
chiamava la povertà "sua Signora", tanto la stimava; non vi fu mai
alcuno sì avido dell'oro, come Francesco della povertà, e
da questa grande stima e amore ne derivava in lui la grande premura nel
custodirla, conservarla e propagarla, ed era più pronto a perdere
la vita che violarla in minima parte.
[6v.] E tu qual stima ne fai?
Pensa che vuoi essere Cappuccino, devi imitarlo. Felice se l'hai
così cara. Perché nelle privazioni ci lamentiamo? perché
non amiamo di cuore Iddio. Chi ama davvero Gesù Cristo non può
[far] a meno di riputare fango ogni terrena cosa e godere nelle necessità
e nel bisogno per far acquisto di Gesù. Ecco perché il Serafico
Padre tanto amava la povertà, perché amava Gesù. E
che cosa è odiare il fango per amare Gesù, lasciare il fango
per avere Gesù? Se ho Gesù, ho tutto.