Arsenio da Trigolo, Alcune meditazioni in apparecchio alla S. Professione, Giorno 6°, Meditaz. 1a
    Considera come il voto della S. Povertà ti obblighi assolutamente, totalmente finché vivi a non aver dominio, né proprietà, né uso alcuno di cosa temporale, senza legittima licenza del Superiore. Chi ha fatto voto di Povertà non può né avere, né possedere, né dare, né ricevere, né pigliare cosa alcuna temporale per ritenerla o usare, o disporre di essa senza licenza del Superiore. Dopo il voto, anche l'abito che porti non è più tuo. Anzi, la parola tuo non esiste più. Giuri nella Professione di viver senza proprio, cioè di vivere senza aver cosa della quale tu possa disporre a tuo arbitrio, in modo che alla volontà del Superiore tu debba cedere. Tutto ciò che la Religione concede è a semplice uso, e uso temporaneo, cioè fino a tanto che il Superiore disponga diversamente. Essendo così, tu dunque di ciò che usi non puoi disporre, né cedere ad altri, oppur cambiarla con altro senza licenza del Superiore.
    Colui che è padrone può fare del suo quello che vuole, ma quegli che non è padrone assoluto, ma solo ha l'uso, non può usarla se non per il fine per cui gli fu data, così ciò che fu dato in uso a te, non può ceder l'uso ad altro fratello, e molto meno usare delle cose che sono in Comunità: questo sarebbe furto alla Religione e far contro il voto della povertà. Qualunque cosa ti abbisogni, non puoi prenderla senza licenza.
[8v.]    Così qualunque cosa ricevessi di fuori diventa del convento e ritenendola senza licenza peccheresti contro il voto. Il Superiore è quello che l'ha da ricevere e non puoi pretendere che la dia a te o ad un altro, giacché non è più tua: entrata in convento la cosa si fa comune. Né puoi dir quindi: "Ma fu donata a me, dunque la deve lasciare a me". Donata a te è donata alla comunità, e al Superiore soltanto tocca disporne. Ecco a quanto obbliga il voto della povertà: assolutamente ti costituisce incapace di poter dare, ricevere, ritenere, usare, disporre di qualunque cosa, sia pur piccola, come cosa tua, e senza licenza del Superiore. Sei come un corpo morto che vestito non può svestirsi, ignudo non può coprirsi senza chi lo svesta o lo copra.
    Ora rifletti un poco a' casi tuoi. Sei disposto a tutto questo? Pensa che la povertà è il distintivo principale della religione che stai per abbracciare. La povertà serafica è povertà altissima, assoluta, senza eccezione alcuna. Ogni minima cosa basta per contaminarla. Se osserverai e conserverai con diligenza e premura la S. Povertà, sarai sempre buon Cappuccino, se farai altrimenti è già segnata la tua rovina.
    Guai al Cappuccino che non osserva la povertà!
 
<precedente