Arsenio da Trigolo, Alcune meditazioni in apparecchio alla S. Professione, Giorno 2°, Meditaz. 1a
    Ieri hai considerato lo stretto obbligo che ha il religioso di attendere alla perfezione, ora considera come mezzo principale a tale acquisto sono i voti religiosi. Né voler creder al demonio che può suggerire che per attendere alla perfezione non è poi necessario legarsi con voti, giacché si potrebbe osservare obbedienza, povertà e castità anche senza stare in religione. - Poiché in quale maniera si dice che il religioso è in istato di perfezione? appunto perché coi voti si pone nell'impegno e non può più ritirarsi, mentre invece se uno attende alla perfezione nel secolo, siccome non vi è obbligato per voti, al presentarsi tanti disturbi e difficoltà a poco a poco lascia ogni cosa e si ritira dall'intrapreso cammino. Non per questo però si devono considerare i voti come un peso o un legame che toglie ogni libertà, ma invece un dolce modo che più facilmente e intimamente ci unisce a Dio. - I voti sono quelle tre funicelle di cui dice lo Spirito Santo che difficilmente si rompono. Cioè per tirar che facciano il mondo, la carne, il demonio per farti abbandonar la via della virtù e perfezione, assai difficilmente riuscirà loro il farlo.- Se il demonio. per esempio, ti presenta un piacere illecito, prima di fartelo abbracciare bisogna che ti faccia rompere più nodi, che [6v.] ti faccia prevaricare da doppio steccato, cioè legge divina e voto giurato. Questi voti saranno le tre armi inoppugnabili colle quali resterai sempre vincitore contro ogni nemico. - Che se poi la tua debolezza, umana fragilità, il fomite alle passioni che senti dentro ti ritirano dal sottoporti a questo legame, considera come tanti più deboli di te non dubitarono di sottoporsi, anzi si prepararono una felicità anticipata qui in terra e poi l'eterna felicità in Paradiso. - Questo è quello che deve animare.
    Prometti grande cose è vero: ti privi della tua libertà, d'ogni piacere anche lecito e onesto, ma perché lo fai? per assicurarti il Paradiso!
    Ripeti dunque a te stesso le parole di S. Francesco: Magna promisimus maiora promissa sunt nobis. A questo riflesso tutto è niente.
    Che cosa è mai rinunziare alla propria volontà per unirla a quella di Dio, che ci vuole con lui beati eternamente? Che cosa è rinunziare a questi beni di fango per acquistare tesori veri in Paradiso? Che è mai rinunziare al nostro corpo piaceri carnali per procurargli eterne delizie in Paradiso?! A ragione diceva S. Paolo: non sunt condignae passiones huius temporis ad futuram gloriam quae revelabitur in nobis [Rom 8,18]. - Se pensi all'eternità, questi terreni patimenti si convertiranno in soavi dolcezze, si è che vi si pensa poco. Il giogo dei voti che agli occhi mondani sembra duro, al lume di queste verità diventa dolce e leggero. Sapere d'essere consacrato [7r.] a Dio che dolce cosa! O santa obbedienza da me giurata come mi tieni l'animo sicuro e in calma. Se dormo o mangio, prego etc. etc., se attendo anche alle cose più indifferenti, tutto mi è ascritto a merito, tutto è notato in quel libro d'oro. - Ricchezze, onori, vanità etc. da me abbandonate e disprezzate, di qual contento non mi colmate il cuore, solo fidato nella divina provvidenza, libero da qualunque ansietà e da ogni inciampo. Che se macero il corpo etc. privandolo d'ogni diletto carnale e sensuale, certo mi torna più gradito di qualunque lecito e onesto soddisfacimento. L'esperienza ci è di ciò maestra. Quando mai nel mondo ho passato un'ora così beata come in religione?! Ah che non è vero che il religioso mena una vita miserabile, gustate et videte. Stolti, miseri, mondani se assaggiaste, quali dolcezze! E tu che fai? Prega Gesù che si degni stringerti a Lui con sì dolci nodi. Raccomandati a Maria perché ti ottenga tal grazia.
 
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