Arsenio da Trigolo, Alcune meditazioni in apparecchio alla S. Professione, Giorno 6°, Meditaz. 2a
    Anche la povertà ha diversi gradi per cui si giunge a praticarla in modo perfetto.
    Il 1° grado indispensabile è che il Religioso possegga nulla come proprio, e tenere ogni cosa come in prestito, per restituirla ad ogni cenno del Superiore, come si è meditato. Se ti affliggi quando è tolta qualche cosa dall'obbedienza, segno è che non la tenevi con vero spirito di povertà, o almeno ci avevi attaccato il cuore.
    Il 2° grado è che il Religioso abbia nulla di superfluo, mentre ogni cosa superflua gli impedirà di unirsi perfettamente a Dio. E qui bisogna star bene attento, perché l'amor proprio non inganni. Non tutte le cose che si tengono con licenza son necessarie, molte sono inutili e, sebbene non facciano il religioso proprietario, lo tengono però lontano dalla perfetta povertà. Così quel numero troppo grande di libri, fazzoletti, etc., non convengono ad un vero Cappuccino. Ama di essere tu il più povero. L'abito sia povero, sii pulito sì, ma non troppo lindo, né sii troppo coltivato in tutto il resto. Così anche nei cibi, non sii leccardo, e povero in tutto, poiché Iddio domanderà stretto conto della povertà. La [cella] sia ben pulita, [9v.] ma spoglia di cose superflue. S. Teresa facea spesso questo esame e, trovando cose superflue, se ne spogliava subito. Anche fra i secolari, dimostrati povero e non difficoltoso o leccardo.
    Il 3° grado è non lamentarsi quando manca qualche cosa del necessario. Se ottieni tutto quanto ti bisogna non sei più povero, perché la vera povertà consiste nell'aver meno del necessario. Il lamentarsi della povertà dispiace a Dio e agli uomini; e stimati felice quando hai qualche insegna di povertà. Una serva di Dio provava gran gusto in intendere che, se le venisse qualche bisogno, non avea come provvedere.
    S. Maria Maddalena De' Pazzi si affliggeva quando veniva provveduta di tutto ciò che le mancava; una volta mancandole il pane a mensa, talmente se ne compiacque che si accusò del troppo gusto che ebbe. Talora esclamava: "Oh! che grazia sarebbe la mia se andassi a mangiare e non trovassi cibo! se andassi a dormire e non trovassi letto, se andassi a vestirmi e non trovassi vestiti. Oh se mi mancasse tutto!" E il nostro S. Padre era mai così contento come quando si vedea bisognoso, mancar di tutto.
    Or rifletti un poco sopra te stesso: come ti comporteresti in simili circostanze? Se vuoi essere povero, così devi fare. Vuoi godere il premio della povertà purché ti manchi niente? S. Francesco di Sales diceva che il voler essere povero e non riceverne [10r.] alcun incomodo, è voler l'onore della povertà e il comodo delle ricchezze. E quando fossi infermo? Allora pensa che hai abbracciato il patire, e mancandoti qualche cosa, pensa che il religioso penitente deve patire non solo quando è sano, ma anche infermo. S. Maria Maddalena de' Pazzi diceva alle sue religiose che per inferme che fossero non prendessero, né cercassero cosa che non fosse di povertà. E S. Bernardo voleva che i suoi monaci infermi non usassero altri rimedi che di semplici decotti d'erbe, dicendo che disconveniva[no] agli infermi poveri le medicine di prezzo. Quando ti occorra di patir qualche mancanza, bisogna accettarle con allegrezza, dicono i santi, poiché sono tanto rare le occasioni.
    Il 4° grado della povertà [è] che il religioso non solo si contenti delle cose povere, ma tra quelle si elegga le più povere, la cella, il letto più povero etc. Che consolazione vedere in una Comunità che ciascuno va a gara per avere la cosa il più povera. Quanto invece fa gemere il vedere il religioso che va in cerca di sfuggire gli effetti della povertà. Uno sguardo a Gesù crocefisso: vedilo come pende inchiodato, ignudo etc. Segno è che non ami Gesù. L'amore aut invenit aut similes facit. Dunque tu dici di amare Gesù, ma Gesù è povero e patisce spontaneamente per amore tuo, e tu fuggi il patire. "Tu mi piangi povero, ignudo etc., e sono tale, e poi vuoi vivere con ogni comodità?".
 
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