Arsenio da Trigolo,
Alcune
meditazioni in apparecchio alla S. Professione,
Giorno
4°, Meditaz. 2a
[3r.] Med.
2
Della semplicità
del cuore che è il quarto grado della S. obbedienza
Come
il voto di obbedienza è quello che costituisce il Religioso, di
modo che se avesse fatto quello di povertà e castità, ecc.,
ma non quello d'obbedienza non sarebbe mai religioso, così non sarà
mai vera obbedienza quella che non obbedisce con semplicità
di cuore, cioè sottomettendo il proprio giudizio a quello del Superiore,
riputando giusto tutto ciò che dal Superiore gli viene comandato.
Dicono i santi che l'obbedienza è un perfettissimo olocausto, in
cui l'uomo tutto intero si offerisce al suo Creatore e Signore nel fuoco
della carità, senza dividere da sé parte alcuna. Per essere
perfettissimo bisogna sia intiero, e non sarà mai intiero se non
si offerisce la principale e più nobile parte , che è il
proprio giudizio ed intelletto. Anzi, se la tua obbedienza non sarà
semplice e cieca, non sarà neppur pronta, allegra, esatta,
quindi non sarà obbedienza. Difatti se il Superiore ti comanda qualche
cosa e tu vuoi indagare il fine, il come, etc., mentre pensi
a questo non sei più pronto ad obbedire, giacché prontamente
obbedisce chi fa il comando appena ricevuto. Non sarà esatta
né allegra, perché se il tuo parere fosse differente
da quello del Superiore, tu nell'eseguire il comando cercheresti sempre
di operare a tuo capriccio, e non secondo il volere del Superiore, e quando
non potresti farlo, di mala voglia lo farai. Importa dunque assai, anzi
è assolutamente necessario, l'uniformare oltre la volontà
[3v.]
anche il giudizio a quello del Superiore, in modo che sia un sol volere
e sentire col suo. Qualora il Superiore ti comandi non devi fermarti a
scrutinare il perché, il come, ma subito dire a te
stesso: "il Superiore così comanda, così devo fare". Il vero
obbediente deve fare come le pecore che condotte al pascolo non si fermano
a pensare se sarebbe meglio ora o più tardi, qui o in altro luogo,
ma quando e dove le caccia il pastore, se ne vanno. Non tocca al suddito
giudicare se sia [da] far questa o quella cosa, oggi o domani, etc.: tutto
questo è del Superiore. Il suddito deve solo obbedire, fare semplicemente
e ciecamente quanto gli viene comandato.
L'obbedienza dev'essere sine discussione,
sine examine. Ella è come una morte volontaria, una vita senza
curiosità, un'annegazione del proprio giudizio e discernimento.
Se vuoi perseverare religioso bisogna obbedire così. Dice S. Bernardo
che un religioso che vuol regolarsi colla propria prudenza non può
perseverare nella Comunità. E S. Francesco d'Assisi dicea: già
siamo morti al mondo e alle sue cose, e questo vuol dire essere Religioso.
Un morto non vede, non sente, non risponde, non si lamenta, così
deve fare il vero obbediente, qualora il Superiore gli comandi qualche
cosa. Perché alcuni religiosi ripugnano o fanno di malavoglia l'obbedienza?
Perché vogliono vedere se è bene o male ciò che loro
vien comandato, se è lor conveniente etc., ...perché vogliono
sapere la ragione e
perché il Superiore loro così
comanda, perché veramente non sono morti a se stessi. E da qui nascono
le disubbidienze formali, le [4r.] trasgressioni della Regola,
dei S. Voti. Da qui ebbe principio la rovina del genere umano, la rovina
di ciascuno in particolare. Se Eva, dal nemico interrogata, avesse risposto:
"Non tocca a noi esaminare il perché, a noi tocca l'obbedire", la
misera non sarebbe caduta; ma perché volle esaminare il perché,
le nacque il dubbio se veramente sarebbe morta mangiando il frutto; e così
il demonio, vedendola in dubbio, le disse che non sarebbe morta, così
l'indusse a peccare. Così fa anche col Religioso; appena ricevuto
il comando, subito si fa a domandargli: perché ti si comanda questo?
non poteva comandarlo ad un altro? sarà poi bene il farlo? non sarebbe
meglio farlo in questo modo? E in questo modo e simili lo tira poi alle
più aperte disubbidienze. Perciò bisogna stare molto attenti
per non rimaner vittime dell'amor proprio e [del] demonio.
Tali pensieri vanno subito discacciati
come pensieri contro la castità. Anzi, invece di criticare i comandi,
devi cercar ragioni per giustificarli. Devi sempre rispettare il giudizio
e comando del Superiore, obbedendo ciecamente senza riserva alcuna.
Nella santa regola S. Francesco dice:
"Fermamente comando che obbediscano a' lor ministri in tutte quelle
cose che non sono contrarie all'anima loro e alla Regola nostra". Dunque
bisogna obbedire sempre, non solo in questo caso, ma anche nel dubbio
e incertezza che la cosa comandata sia forse peccato. Nel dubbio si deve
obbedire, eccetto solo che la cosa sia certo contro Dio o la regola. L'obbedienza
dev'essere illimitata.
Ecco gli obblighi di chi fa voto d'obbedienza,
cioè spogliarsi di noi medesimi [4v.] affatto, affatto; mettersi
nelle mani del Superiore, morti affatto, affatto a noi medesimi, senza
volontà, né giudizio, né intelletto proprio, solo
volendo , solo sentendo la volontà di Dio a noi manifestata da'
Superiori.
Non ci sgomenti la nostra fiacchezza,
perché dobbiam pensare che obbedendo a' Superiori obbediamo a Dio
medesimo, quindi infallibile, quindi onnipotente a soccorrerci e aiutarci.
Poi creatore e Signore assoluto, quindi io servo di lui necessario,
quindi obbligatissimo ad obbedir a lui in ogni cosa, come e quando e dove
vuole. Ci consoli poi che ogni qualvolta obbediamo diamo gusto a Dio, cui
siamo tanto obbligati per tanti motivi. E poi obbedire è necessario.
Chi mai a questo mondo fa la propria volontà, il voler suo? nessuno
di coloro che dicono d'essere liberi. Sono schiavi delle loro passioni
nel modo più inumano. Come sono infelici! Sentono nel cuore lo stimolo
alla virtù, il rimorso, vorrebbero abbandonare la pessima lor vita
e non possono; le loro indomite passioni li tengono talmente legati e stretti
che non possono in niun modo svincolarsi. Questo non è viver libero
di sé medesimo. Libertà servile e schiava! Mentre il Religioso
obbediente è sempre sicuro e gode pace e quiete di coscienza. Anzi,
è maggiore la sua libertà, perché non volendo egli
che il suo spirituale profitto e perfezionamento, eseguendo quanto gli
vien comandato fa sempre la sua volontà, poiché sa di certo
di fare cosa che gli è giovevole al tanto desiderato perfezionamento.
Ecco la base fondamentale e unica della vita religiosa. Vuoi esser obbediente?
Sarai religioso. Vuoi esser Religioso? Sii obbediente. Ecco il più
grato olocausto che puoi offrire a Dio: la tua volontà.