Arsenio da Trigolo,
Alcune
meditazioni in apparecchio alla S. Professione,
Giorno
2°, Meditaz. 1a
[6r.] Secondo
giorno: Meditazione 1
Come i santi voti religiosi sono
un mezzo essenziale e principalissimo per l'acquisto della Perfezione.
Ieri hai considerato lo stretto obbligo
che ha il religioso di attendere alla perfezione, ora considera come mezzo
principale a tale acquisto sono i voti religiosi. Né voler creder
al demonio che può suggerire che per attendere alla perfezione non
è poi necessario legarsi con voti, giacché si potrebbe osservare
obbedienza, povertà e castità anche senza stare in religione.
- Poiché in quale maniera si dice che il religioso è in istato
di perfezione? appunto perché coi voti si pone nell'impegno e non
può più ritirarsi, mentre invece se uno attende alla perfezione
nel secolo, siccome non vi è obbligato per voti, al presentarsi
tanti disturbi e difficoltà a poco a poco lascia ogni cosa e si
ritira dall'intrapreso cammino. Non per questo però si devono considerare
i voti come un peso o un legame che toglie ogni libertà, ma invece
un dolce modo che più facilmente e intimamente ci unisce a Dio.
- I voti sono quelle tre funicelle di cui dice lo Spirito Santo che difficilmente
si rompono. Cioè per tirar che facciano il mondo, la carne, il demonio
per farti abbandonar la via della virtù e perfezione, assai difficilmente
riuscirà loro il farlo.- Se il demonio. per esempio, ti presenta
un piacere illecito, prima di fartelo abbracciare bisogna che ti faccia
rompere più nodi, che [6v.] ti faccia prevaricare da doppio
steccato, cioè legge divina e voto giurato. Questi voti saranno
le tre armi inoppugnabili colle quali resterai sempre vincitore contro
ogni nemico. - Che se poi la tua debolezza, umana fragilità, il
fomite alle passioni che senti dentro ti ritirano dal sottoporti a questo
legame, considera come tanti più deboli di te non dubitarono di
sottoporsi, anzi si prepararono una felicità anticipata qui in terra
e poi l'eterna felicità in Paradiso. - Questo è quello che
deve animare.
Prometti grande cose è vero:
ti privi della tua libertà, d'ogni piacere anche lecito e onesto,
ma perché lo fai? per assicurarti il Paradiso!
Ripeti dunque a te stesso le parole
di S. Francesco: Magna promisimus maiora promissa sunt nobis. A questo
riflesso tutto è niente.
Che cosa è mai rinunziare alla
propria volontà per unirla a quella di Dio, che ci vuole con lui
beati eternamente? Che cosa è rinunziare a questi beni di fango
per acquistare tesori veri in Paradiso? Che è mai rinunziare al
nostro corpo piaceri carnali per procurargli eterne delizie in Paradiso?!
A ragione diceva S. Paolo: non sunt condignae passiones huius temporis
ad futuram gloriam quae revelabitur in nobis [Rom 8,18]. - Se pensi all'eternità,
questi terreni patimenti si convertiranno in soavi dolcezze, si è
che vi si pensa poco. Il giogo dei voti che agli occhi mondani sembra duro,
al lume di queste verità diventa dolce e leggero. Sapere d'essere
consacrato [7r.] a Dio che dolce cosa! O santa obbedienza da me
giurata come mi tieni l'animo sicuro e in calma. Se dormo o mangio, prego
etc. etc., se attendo anche alle cose più indifferenti, tutto mi
è ascritto a merito, tutto è notato in quel libro d'oro.
- Ricchezze, onori, vanità etc. da me abbandonate e disprezzate,
di qual contento non mi colmate il cuore, solo fidato nella divina provvidenza,
libero da qualunque ansietà e da ogni inciampo. Che se macero il
corpo etc. privandolo d'ogni diletto carnale e sensuale, certo mi torna
più gradito di qualunque lecito e onesto soddisfacimento. L'esperienza
ci è di ciò maestra. Quando mai nel mondo ho passato un'ora
così beata come in religione?! Ah che non è vero che il religioso
mena una vita miserabile, gustate et videte. Stolti, miseri,
mondani se assaggiaste, quali dolcezze! E tu che fai? Prega Gesù
che si degni stringerti a Lui con sì dolci nodi. Raccomandati a
Maria perché ti ottenga tal grazia.