Arsenio da Trigolo, Alcune meditazioni in apparecchio alla S. Professione, Giorno 3°, Meditaz. 2a
La seconda qualità che deve avere l'obbedienza per esser perfetta, si è che il Religioso eseguisca la cosa comandatagli con esattezza, cioè puntualmente e senza interpretazioni. Ubbidire puntualmente vuol dire ubbidire con tutte le circostanze e con tutta l'attenzione, impiegandovi tutto il tempo che richiede l'incombenza imposta. È pur cosa dolorosa vedere certi religiosi che eseguiscono le cose lor comandate senza puntualità, cioè malamente e per metà. Ti comanda il Superiore di scopare il chiostro? Tu lo devi fare con ogni diligenza, non in fretta per avanzare tempo, per fare altre cose di tuo genio, di tua elezione. E sta attento che il tuo amor proprio non rare volte ti ingannerà. Ti dirà, per esempio, di sbrigarti presto di quella scopa per ritirarti in cella a far orazione, a studiare, a imparare quelle cose necessarie ad un religioso, etc.. - "Oh! non è necessario compir oggi questa cosa che si può compiere anche domani, e attendere un poco anche allo spirito... in fin de' fatti prima l'anima poi il corpo... oggi non ho ancor fatto nulla di cose spirituali, quelle mie orazioni e pratiche, etc.", e così via discorrendo. E intanto, a titolo di pietà, si lascia a metà l'opera ingiuntaci dall'obbedienza, oppur si compie, ma malamente, senza diligenza, né esattezza, né attenzione. Per fare una cosa di nostra volontà, si trascura quella che è volontà di Dio. Come può dire questo religioso d'aver fatto l'obbedienza? d'aver[12r.] soddisfatto al suo dovere? d'aver mantenuta la giurata obbedienza. L'obbedire a questo modo è rubare a Dio parte del sacrificio col morzare la vittima. Diresti perfetta una statua che fosse mancante di un occhio, d'una mano, d'un piede? No certamamente. E come dunque dirai d'aver fatto l'obbedienza lasciando la cosa imperfetta, mal eseguita? Qualunque cosa vien comandata, devi eseguirla con ogni studio, nella più perfetta [e] puntale esattezza.
Vi sono altri religiosi che a vista del superiore sono puntuali in ogni cosa, eseguiscono con la massima esattezza ciò che vien loro comandato; ma se il superiore è lontano, fanno l'obbedienza, ma così imperfetta che quasi quasi più ne è il demerito che il merito che ne ricavano. Oh! obbedienza strapazzata, o finta obbedienza! E quante volte dall'obbedienza non eseguita con esattezza, quali e quanti mali non nascono in danno degli altri voti, delle regole... etc. Comanda il Superiore di ricoverare qualche cosa che è fuori all'aperto, per esempio, frutta, grano etc.: il religioso trascura l'obbedienza ricevuta, dice: il tempo è sereno, non pioverà, etc. - intanto succede un caso, un'acqua improvvisa e il grano va a male etc. etc. E di questo chi n'è la cagione? il religioso disobbediente. Ecco violata l'obbedienza, violata la povertà, ecco sconvolta l'osservanza regolare, dovendo il Superiore ripetere la questua per sopperire a' bisogni della comunità. E chi dovrà renderne conto? il religioso disobbidiente.
Tieni bene a mente: qualunque cosa ti venga [12v.] comandata, sia di poco o di molta conseguenza, sia che ti aspettino altre faccende anche di maggior rilievo, sia ti veda o no il Superiore, hai da obbedire e fare con esattezza quella cosa e impiegare tutto quel tempo necessario senza affrettazione di sorta. Pensa che Dio ti sta presente, che sta spettando che finisca l'opera per darti il premio. Ora che premio puoi spettarti d'un'opera malfatta e incompleta?
Inoltre bisogna obbedire senza interpretazione, eseguire la cosa, la volontà del Superiore senza cercar pretesti per dispensarti, quasi interpretando se il Superiore fosse al chiaro di certe circostanze, comanderebbe diversamente. - No qui si deve intendere che non sia lecito alle volte interpretare la volontà del Superiore e che l'obbedienza si abbia da eseguire sempre secondo la lettera: anzi in certi casi si deve interpretare, quando ne apparisce la giustizia e la necessità; ma bisogna star bene in guardia, giacché molte volte sono interpretazioni sofistiche e quasi tirate per forza, che poco o nulla differiscono da disobbedienze formali. Tolto il caso che non si giudichi per certo essere stato altra intenzione del Superiore, il suddito deve sempre obbedire.
Di più il religioso non solo eseguisce con esattezza il comando del Superiore non appena sa la sua volontà, si fa premura di adempirla ugualmente come se fosse comando. Non dice: "Il Superiore non me ne ha fatto comando, dunque se lascio la cosa anche imperfetta, poco importa".
Questo è il modo d'obbedire con esattezza e questa è l'obbedienza che promette il Religioso cappuccino nella sua solenne professione.- E tu come la pratichi? La tua obbedienza ha questa qualità; puoi dire di esser esatto nell'obbedire? Come obbedisci nelle cose del tuo ufficio? puoi dire d'aver mai perduto il tempo? Quella svogliatezza o pigrizia non sono d'un esatto obbediente. Quante volte devi rifare l'opera perché malfatta etc. - Entra in te stesso - esamina - proponi - prega.
Sive manducatis, sive bibitis… omnia ad gloriam Dei facite (1 Cor 10,31).

Archivio Provinciale Cappuccini Lombardi, P 391/26/2

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