3.
Fondatore della Congregazione
delle
suore di Maria Santissima Consolatrice
Molte volte la mano di Dio provvidente sceglie le pietre
scartate dagli uomini per le sue costruzioni, perché l’uomo sappia
che certe realizzazioni sono completamente sue. Così avvenne anche
per p. Arsenio.
Risalivano forse ai tempi in cui era coadiutore a Cassano
d’Adda i suoi rapporti con Giuseppina Fumagalli che era nativa di quel
paese. Questa, dopo aver fatto esperienza in una congregazione di suore
ed averla abbandonata, aveva radunato attorno a sé alcune donne
che chiamava "Suore della Consolata". In un primo tempo era riuscita ad
ottenere dalla curia di Torino un permesso che poi le fu subito ritirato
a causa del suo comportamento. Anche a Milano, dove aveva fondato una casa,
fu sconfessata dal vicario generale in data 4 ottobre 1890.
Nel
gennaio 1891 la Fumagalli si recò a Venezia per incontrare p. Arsenio,
che era altrove a predicare. Probabilmente fu l’evento che lo pose definitivamente
in cattiva luce davanti ai superiori della Compagnia. Verso la fine di
aprile 1892 egli si recò a Torino per predicare gli esercizi spirituali
al gruppo della Fumagalli. Prima però si presentò all’arcivescovo
mons. Davide dei Conti Riccardi per la debita autorizzazione e, al termine,
riferì della buona intenzione delle giovani suore e della inaffidabilità
della Fumagalli. L’arcivescovo lo pregò di prendersi cura del gruppo
perché intendeva mettere alla prova la Fumagalli e, per prima cosa,
la destituì da superiora e ne nominò un’altra. Nel mese di
ottobre il vicario generale di Torino notificava a quello di Milano che
p. Arsenio era incaricato dall’arcivescovo di dirigere le suore di Maria
Santissima Consolatrice. Come conseguenza immediata la curia di Milano
dichiarò canonicamente riconosciuto l’Istituto.
Nel frattempo egli aveva adattato le Regole della
Compagnia di Gesù alle giovani suore definendone il carisma: "Il
fine di questo Pio Istituto di Maria SS. Consolatrice è non solo
attendere alla propria salute e perfezione con la divina grazia, ma colla
stessa impiegarsi con ogni studio nella salute e perfezione de’ prossimi,
attendendo alle opere della misericordia sì spirituali che corporali
verso i nostri prossimi, massime orfani nella tenerà età
tanto lodate da Gesù Cristo" (Sommario delle Costituzioni, 1).
La Fumagalli venne definitivamente allontanata. Nel
1893 subì anche un processo civile che fu l’occasione per calunniare
p. Arsenio, il quale soffrì in silenzio. Nulla emerse a suo carico,
ma le umiliazioni furono tante. La croce persisteva nella sua vita ed egli
l’abbracciava per amore del Signore.
Nel natale 1892 vestì le prime suore. Due
professarono nel mese di giugno del 1893. Questo è ritenuto l’anno
ufficiale della fondazione. Oggi le suore sono 605 sparse un po’ in tutto
il mondo.
P. Arsenio si impegnò nella formazione delle
suore che crescevano rapidamente di numero ed aprivano varie case. Il 14
novembre 1895 il beato Andrea Carlo cardinal Ferrari, nell’attuale via
Melchiorre Gioia a Milano, pose la prima pietra della casa madre, come
è considerata a partire dal 1898.
A
Torino p. Arsenio era coadiuvato dal canonico mons. Giuseppe Casalegno
che è ritenuto confondatore dell’Istituto. Intanto alcune suore
avevano iniziato ad essere insofferenti verso di lui, perché lo
consideravano o troppo severo o troppo paterno. Egli divenne oggetto di
invidie, di gelosie e di calunnie. Nel 1902 lasciò l’Istituto. Questa
fu un’altra grande croce portata con fede. Da allora non volle più
ingerirsi nelle vicende della congregazione, né raccontava quanto
aveva fatto. Ma continuò a pensare ed a pregare per le sue suore.
Nel 1908 scrisse a suor Maddalena Defendi: "…
Io per voi tutte prego sempre, e più volte al giorno, specialmente
per quelle che pregano per me, tu dunque sei delle prime: mi ricordo poi
sempre anche delle defunte: e nella S. Messa tutti i giorni sempre faccio
un memento per tutte le vive e defunte: e tutti i mesi celebro anche qualche
Messa per tutte vive e defunte e per il progresso e buon andamento dell'Istituto".
(Mario Lessi-Ariosto, Dio volle, fece e vinse, vol. II, Roma 1993,
89).
Nello stesso anno scrisse ancora alla medesima suora:
"Ti ringrazio della bella lettera che hai scritto, per le belle notizie
che mi dai dell’andamento dell’Istituto, poiché vedo che il Signore
vi apre nuove case; io non so veramente quante ora sieno, ma credo saranno
certo molte. Ne sia lodato e ringraziato il Signore che si compiace di
voi poiché vi aumenta e vi adopra volentieri nella sua vigna" (IVI,
90).
E, nell’ultima lettera del 1909, esortava suor Maddalena:
"Procura sempre più che puoi l’osservanza delle sante regole
e della disciplina, senza però venir meno alla carità. Guidale
al loro fine con fermezza e soavità. Procura in comunità
che regni sempre la carità colla giovialità, che siano sempre
allegre nel Signore: e vedrai allora che il tuo ufficio ti diventerà
molto leggero" (IVI, 93).
Queste lettere ci rivelano il cuore di un uomo che
ha saputo perdonare a chi gli aveva fatto tanto male. L’imitazione di Cristo
è davvero totale.